Santa Messa per l’inaugurazione del “Piccolo Chiostro di San Mauro” Basilica del S.S. Salvatore

21-03-2021

Carissimi fratelli e sorelle,

Distinte Autorità civili e militari,

La nostra celebrazione, pur nel clima austero e sobrio della quinta domenica di Quaresima, assume un tono di festa per l’evento che oggi condividiamo: l’inaugurazione del “Piccolo Chiostro di San Mauro”, acquisito dalla vostra parrocchia e completamente restaurato, restituito alla comunità e alla città, come spazio di vita, con luoghi deputati all’abitazione dei sacerdoti, alle attività della catechesi e della formazione, al servizio della carità e dell’accoglienza, a future iniziative culturali e sociali. Questo spazio ritorna a vivere in collegamento con questa basilica del Santissimo Salvatore, in qualche modo riprendendo il filo di un’antica storia. Com’è noto, la fondazione di un mausoleo reale intitolato al Salvatore risale addirittura alla metà del secolo VII, per volontà di Ariperto, re dei Longobardi, e nel X secolo fu la regina Adelaide a voler edificare qui un monastero, abitato dai monaci benedettini, costruttori della nuova Europa che lentamente prese forma sui resti dell’antico impero romano d’Occidente, trovando nella fede cristiana la radice feconda di una nuova identità e di una nuova cultura.

Poi, negli ultimi tre secoli, le vicende storiche segnarono un destino triste per questo luogo: vi furono le soppressioni napoleoniche, e in seguito il passaggio di proprietà di tutto il complesso del Santissimo Salvatore alle autorità governative, tanto che nel 1859 il Ministero della guerra trasformò il convento in caserma e la chiesa in magazzino per il vestiario dei soldati.

Un primo segno di rinascita fu il riscatto della chiesa, da parte della Società per la Conservazione dei Monumenti dell’Arte Cristiana, e oggi ricorre proprio il 120° anniversario della riapertura al culto di questa splendida basilica, avvenuta il 21 marzo 1901, giorno in cui si celebrava, nel calendario liturgico di allora, la festa di San Benedetto abate.

Oggi, carissimi fratelli e sorelle, viviamo una nuova tappa di questa lunga e complessa storia: la parrocchia del Santissimo Salvatore, dopo aver acquistato lo spazio adiacente del “Piccolo Chiostro” e dopo aver realizzato i lavori di restauro, intende dare nuova vita a questo luogo, come espressione della comunità e come bene dell’intera città. In questo momento, permettete che esprima un grande “grazie” a coloro che hanno reso possibile questa opera, con impegno, passione e determinazione, senza arrendersi davanti a difficoltà e imprevisti: in primis il mio ringraziamento e il mio plauso vanno a Don Franco Tassone, vostro parroco che tenacemente ha portato a compimento un desiderio e un progetto nato già con i suoi predecessori, Don Giuseppe Ubicini e Mons. Giuseppe Torchio, sostenuto dai vescovi Antonio Giuseppe Angioni, Giovanni Volta e Giovanni Giudici. Insieme a Don Franco, il mio grazie va ai suoi collaboratori, a chi si è speso molto per questo progetto, a tutta la comunità e a tutti coloro che, in vario modo, hanno sostenuto l’opera, all’impresa Pagani che l’ha realizzata, con le interruzioni impreviste dovute al Covid.

È un segno bello di speranza che, mentre stiamo ancora affrontando l’epidemia con tutti i suoi problemi, si possa inaugurare il “Piccolo Chiostro”: ringraziamo il Signore per il percorso finora compiuto e chiediamo, fin da ora, la sua benedizione perché questo spazio rinnovato possa davvero diventare un luogo di vita e di testimonianza cristiana, un ambiente abitato e amato da voi, cari parrocchiani e da tutti i pavesi.

Chiedo scusa se mi sono dilungato nel richiamare la circostanza di questa celebrazione, ma sono convinto che il Signore parli a noi, non solo attraverso la sua parola, custodita nelle Sante Scritture, ma anche attraverso la storia di noi, uomini e donne in cammino nel tempo, e attraverso le vicende del suo popolo, la sua Chiesa, corpo vivente di Cristo, segno vivo della presenza del Risorto.

Le mura di questa basilica, come dei locali del Piccolo Chiostro e di tutto il complesso del Santissimo Salvatore, se potessero parlare, ci racconterebbero una lunga storia, con passaggi anche drammatici e oscuri. Per secoli sotto le volte di questa chiesa, nei chiostri e nei differenti ambienti del monastero, si sono succedute generazioni di monaci, di uomini che hanno speso la loro vita per cercare Dio, il Dio vivente, nell’ascolto della sua Parola, meditata e cantata, nella lode del suo nome, nell’umile servizio della vita fraterna, nello studio e nel lavoro quotidiano. Uomini che, alla scuola di San Benedetto, hanno innalzato la croce al centro di tutto, e con la loro stessa forma di vita, hanno evangelizzato, hanno trasmesso e testimoniato la bellezza della fede, l’umanità del Vangelo, i frutti buoni di un’esistenza plasmata dal mistero di Cristo crocifisso. In loro e attraverso di loro, si sono realizzate le parole di Gesù che abbiamo ascoltato: «E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32).

Sì, carissimi fratelli e sorelle, Cristo, innalzato dagli uomini sul legno della croce e glorificato da Padre nella risurrezione, attira a sé i cuori, attraverso la bellezza di un’esistenza trasfigurata dalla fede in lui: è una bellezza innanzitutto morale che risplende nei santi, nell’umanità lieta, buona e pura dei suoi testimoni, di ieri e di oggi, ed è anche una bellezza che si riflette nell’arte, nel modo di costruire e di trasformare ambienti naturali e umani, nell’ordine che tende ad assumere anche una vita sociale, plasmata dal Vangelo.

Questa è la consegna che gli antichi monaci benedettini, che hanno impregnato di preghiera e di lavoro le mura di questi luoghi, trasmettono oggi a noi, a voi cari parrocchiani del Santissimo Salvatore: le mura e gli spazi rinnovati del “Piccolo Chiostro” potranno ancora parlare, se saranno vissuti e abitati da uomini e donne, da giovani e anziani, da ragazzi e bambini, insomma da un popolo che si lascia attirare da Cristo, che si mette in ascolto della Parola di Dio, che si raccoglie ogni domenica intorno alla mensa dell’Eucaristia e diventa capace d’imbandire la mensa della carità e della fraternità per i più poveri, per i più piccoli, per questa giovane generazione piena di desideri e di paure, di speranza e d’incertezza, che vive con particolare fatica la prolungata rarefazione di contatti e relazioni, dovuta all’emergenza sanitaria, e per i nostri anziani, troppe volte soli e messi da parte, che hanno portato il peso maggiore, in termini di sofferenza, di lutti, d’isolamento, dell’epidemia.

Se cresceranno tra noi, in ogni età, persone prese e afferrate da Cristo, allora, potrà rinascere nel cuore di tanti la domanda dei pellegrini Greci, saliti a Gerusalemme, per la festa di Pasqua, che hanno incontrato l’apostolo Filippo: «Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21). D’altronde così accade in noi: nasce il desiderio di vedere Gesù, di conoscerlo da vicino, di diventare suoi amici e familiari, se abbiamo il dono d’incontrare volti umani che fanno trasparire una bontà, una letizia, una passione al vero, che non troviamo altrove, volti di testimoni di Cristo e del Vangelo.

Come scriveva San Giovanni Paolo II, all’indomani del Grande Giubileo del 2000, nella lettera Novo Millennio Ineunte, che avrebbe dovuto orientare il cammino della Chiesa in questo terzo millennio: «Come quei pellegrini di duemila anni fa, gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti di oggi non solo di “parlare” di Cristo, ma in certo senso di farlo loro “vedere”. E non è forse compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio? La nostra testimonianza sarebbe, tuttavia, insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto» (n. 16).

Noi stessi, crescendo in una comunità che mette Cristo al centro, e che genera opere di carità, di cultura, di bellezza, come ci auguriamo possa accadere per il “Piccolo Chiostro”, diventiamo, per chi c’incontra, uomini e donne che testimoniano l’umanità e la verità della fede cristiana, in questo tempo, nella nostra città che ha davanti a sé sfide complesse e appassionanti, chiamata a progettare il suo futuro in questo passaggio di prova che tutti condividiamo.

San Benedetto e San Mauro ci accompagnino con la loro intercessione e dal cielo ci benedicano. Amen!