La lettera pastorale del Vescovo ai fedeli della Chiesa di Pavia per ripensare le nostre comunità

Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,

 questa mia breve lettera, che ho scritto nei giorni della Novena di Pentecoste, intende comunicare a tutti voi l’avvio di un cammino di ripensamento della presenza della comunità cristiana nel territorio della nostra diocesi. Questo cammino vorrebbe portare, non solo a una verifica e revisione delle attuali unità e zone pastorali, ma anche a disegnare un volto di Chiesa che sia più capace di abitare il nostro tempo e di vivere con rinnovata passione la testimonianza del Vangelo.

Stiamo vivendo il Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia e, in questi mesi, le nostre parrocchie hanno lavorato sui “Cantieri di Betania”. Abbiamo affrontato i primi due cantieri proposti: il Cantiere delle strade e dei villaggi e il Cantiere delle case; nei mesi autunnali, ci dedicheremo al Cantiere delle diaconie, rivolto soprattutto al tema della corresponsabilità e della formazione dei laici. Vi invito a vivere questo terzo cantiere, che dovrebbe realizzarsi nei vicariati, nelle associazioni e movimenti ecclesiali, come introduzione a un cantiere più ampio dedicato a ripensare e ridisegnare come essere Chiesa oggi, nelle nostre città e paesi, negli ambienti di vita.

Nelle settimane scorse, ho voluto dare un primo annuncio di questo percorso in una riunione straordinaria del Clero e negli incontri con il Consiglio Presbiterale e con il nuovo Consiglio Pastorale Diocesano, due organi di comunione che, in certo modo, vogliono rappresentare ed esprimere la voce e il volto della nostra Chiesa.

Ora, prima di avviare il cammino del prossimo anno pastorale 2023-24 desidero comunicare a tutta la Chiesa di Pavia, affidata alle mie cure di pastore e di vescovo, l’avvio di questa nuova tappa del nostro cammino: è un processo che vogliamo vivere in ascolto dello Spirito, attenti a ciò che la realtà ci chiede, provando a mettere in gioco il nostro essere discepoli dello stesso Signore, membra dello stesso corpo ecclesiale.

 La ragione che spinge a intraprendere questo percorso è il desiderio e il bisogno di leggere insieme il nostro tempo per rispondere, come Chiesa di Pavia, alle domande e alle provocazioni che sempre più avvertiamo nella testimonianza e nella trasmissione della fede oggi.

È nostro desiderio non subire le circostanze del presente, uscire dal lamento sterile, mettere mano al nostro modo di essere comunità, per un’esperienza più bella e più ricca di Chiesa. Vogliamo accettare senza rimpianti e nostalgie il tempo che Dio ci dona e orientarci con fiducia verso quella ‘conversione pastorale’ in senso missionario, più volte evocata da Papa Francesco.

Sono sotto gli occhi di tutti le trasformazioni profonde nel vivere e nel sentire delle persone, che coinvolgono anche l’esperienza cristiana: il volto dei paesi e delle nostre città è già cambiato in questi ultimi decenni e cambierà ancora. Tutto questo diventa motivo per domandarci: come possiamo intercettare l’esistenza di tanti uomini e donne, soprattutto delle giovani generazioni? Come evitare il rischio di una pastorale di corto respiro, che non sia semplicemente funzionale alle strutture che abbiamo? Come far sì che il calo crescente delle vocazioni, e quindi dei sacerdoti, non renda il ministero sempre più frammentato ed esteriore? Come valorizzare meglio figure che condividono il loro servizio nelle nostre comunità, come i diaconi permanenti, le persone consacrate, i fedeli laici?

In questo orizzonte il ripensamento delle unità pastorali non sarà solo una questione di revisione dei confini parrocchiali, ma un’occasione provvidenziale per ridisegnare il modo di essere Chiesa oggi e per operare un discernimento pastorale ed ecclesiale, mettendoci in ascolto del vissuto e della storia delle nostre comunità, anche con le loro ferite e attese.

Vorrei che fosse chiaro che il cammino che stiamo per avviare non è solo per rispondere a un’emergenza (il calo dei preti, la fatica di tenere attive le strutture, la diminuzione dei fedeli che partecipano alla messa e alla vita delle parrocchie), ma è la via per lasciarci interpellare dal Signore e per scoprire che possono nascere o riprendere respiro aspetti ed esperienze belle per ritrovare il gusto di essere davvero comunità cristiane nell’oggi.

Non siamo all’anno ‘zero’, partiamo dal cammino già fatto in questi anni, dall’esperienza in atto, con le sue luci e le sue ombre, delle unità pastorali avviate, delle forme di collaborazione tra parrocchie nella stessa zona, di esperienze di una pastorale rivolta ad ambienti di vita (come l’università, il mondo sociale e del lavoro, il mondo sanitario).

Il primo passo che vogliamo compiere nel prossimo anno pastorale sarà un ascolto della storia e delle esperienze nelle parrocchie che collaborano nella stessa zona e nelle unità pastorali, per verificare ciò che risulta positivo e ciò che richiede un cambiamento.

Contemporaneamente, sarà importante avviare percorsi di formazione che aiutino ad assumere uno stile più sinodale, che favorisca in tutti la capacità di collaborare e di mettere insieme risorse e proposte, il senso dell’essere Chiesa, la passione missionaria là dove si vive.

In questo orizzonte, sarà da valorizzare la promozione e il significato autentico dei ministeri istituiti (lettore, accolito, catechista), voluti da Papa Francesco, come possibilità di far crescere figure di laici credenti che nelle comunità assumono stabilmente un servizio. Ci sarà di aiuto al riguardo il documento recentemente pubblicato dalla Conferenza Episcopale Lombarda: Lettori, accoliti e catechisti istituiti. Orientamenti per le Diocesi lombarde. Sarà un valido contributo per un confronto insieme e per chiederci: come lasciarci coinvolgere in questo ripensamento? Quale appello il Signore mi sta rivolgendo?

All’inizio del prossimo anno pastorale, sarà costituita un’équipe diocesana apposita che darà indicazioni più specifiche per il discernimento dei possibili candidati per i ministeri istituiti, per i tempi e le modalità della loro formazione.

Avviandomi a concludere questa breve lettera, voglio ricordare che il cammino che si apre davanti a noi muoverà i suoi primi passi nel prossimo anno pastorale 2023-’24, anno che Papa Francesco, in preparazione al Giubileo del 2025, ha dedicato alla preghiera. Questa indicazione – come già scrivevo nella lettera pastorale di quest’anno – ci sollecita a “riscoprire la preghiera nel suo valore essenziale per la vita di fede, nelle sue differenti forme, cercando di proporre e di realizzare esperienze belle e forti di preghiera, dando spazio all’adorazione e alla lectio divina a livello personale e comunitario”. Anche in questa riscoperta, ci sarà di aiuto sant’Agostino, “soprattutto per il legame che spesso afferma tra preghiera e desiderio” (Lettera pastorale, Verso il Giubileo dell’Anno Santo 2025: pellegrini di speranza sulle orme di Sant’Agostino, § 7).

Infine, desidero esortare ciascuno di voi a non perdere mai di vista che la Chiesa è opera del Signore, e che senza di Lui, senza la luce e la forza del suo Spirito, noi non facciamo nulla! Ci ammonisce il Salmo: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori” (Sal 127,1). Pertanto, la preghiera è la prima e fondamentale risorsa per operare un vero discernimento spirituale nella vita personale ed ecclesiale: invocando lo Spirito Santo sperimenteremo come sono vere le parole del Signore risorto che ci assicura: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

Come gli apostoli nel cenacolo, stretti intorno a Maria, madre della Chiesa, invochiamo lo Spirito del Signore, perché renda fecondo il nostro cammino.

Pavia, 28 maggio 2023, Solennità di Pentecoste

+ Corrado vescovo

QUI LA PREGHIERA PER LA COMUNITA’ CRISTIANA