Festa dei Popoli: “Accogliere lo Spirito significa allargare i confini del cuore”

“Accogliere il dono dello Spirito, aprirci alla sua azione significa, carissimi amici, allargare i confini del cuore, imparare a crescere nella comunione, nella stessa fede, ognuno con il proprio volto e la propria storia: è la «convivialità delle differenze» di cui spesso ha parlato Papa Francesco”.

E’ uno dei passaggi significativi dell’omelia che Mons. Corrado Sanguineti ha pronunciato durante la tradizionale Santa Messa dei Popoli, celebrazione che annualmente si tiene nella chiesa di Santa Maria dei Carmine e che riunisce le varie comunità di provenienza diversa che abitano a Pavia. “La pastorale per e con i migranti cristiani presenti tra noi, l’accoglienza piena e la valorizzazione della loro presenza, e da parte vostra, carissimi migranti, il vostro sentirvi sempre più parte di una Chiesa che vive in questa terra, inserendovi nella vita delle comunità cristiane, sono il modo per vivere il dono di un’unità ricca delle mille sfumature dello Spirito”.

QUI L’OMELIA COMPLETA IN OCCASIONE DELLA FESTA DEI POPOLI PRONUNCIATA DAL VESCOVO, MONS. SANGUINETI

Al termine della celebrazione, Suor Ornella Simioni, vicedirettore del Servizio per la Pastorale dei Migranti (direttore è don Franco Tassone) ha voluto dare lettura del messaggio che riportiamo qui di seguito:

Eccellenza carissima,

al termine di questa solenne celebrazione, mentre anche per noi sta per compiersi il giorno della Pentecoste, penso che i nostri cuori siano abitati da uno stupore eucaristico.

Anzitutto lo stupore. Sì, siamo stupiti, perché anche noi abbiamo visto le grandi opere che Dio compie nella vita dei singoli e nella vita dei popoli e abbiamo celebrato queste opere utilizzando le lingue di ciascuno, utilizzando la cultura propria di ogni popolo. Oggi per noi si è rinnovato il miracolo della Pentecoste: nell’unità della diversità e mossi dallo Spirito, abbiamo celebrato i grandi prodigi di Dio. Non vi è stata confusione di lingue, come a Babele: tutte le nostre lingue e le tradizioni proprie delle nostre culture hanno dato vita ad un’unica voce per confessare che Gesù è il Signore, sotto l’azione dello Spirito Santo. Contempliamo con meraviglia questo prodigio della Pentecoste! Sì, perché solo lo Spirito, che ci fa confessare la signorìa di Gesù, è Colui che ci fa riconoscere nell’altro non uno straniero, ma un amico; non un nemico, ma un fratello. In Cristo, infatti, non siamo più stranieri né ospiti, schiavi o liberi, Giudei o Greci: vi è solo Cristo tutto in tutti.

Il nostro è uno stupore eucaristico. E’ciò che abbiamo vissuto: l’eucaristia, il ringraziamento a Dio Padre di ogni buon regalo e dono perfetto per il dono della fede in Gesù Cristo morto e risorto per la nostra salvezza: questo è il principale motivo di ringraziamento che abbiamo voluto innalzare al Padre nella varietà delle lingue e delle espressioni culturali.

Da ciò, l’espressione del ringraziamento si allarga poi a Lei, nostro vescovo, che ha presieduto questa celebrazione e che segue con costanza, paternità e affetto la pastorale dei migranti; il grazie si estende anche a don Daniele a alla comunità del Carmine che sempre con disponibilità accoglie e ospita questa celebrazione e altre iniziative; un grazie ai sacerdoti concelebranti, cappellani e amici; alle religiose, alle comunità etniche (africana francofona, ucraina e latinoamericana), a tutti coloro che hanno animato la celebrazione con il canto e la musica, a tutti color che, in modo diverso, hanno lavorato per la preparazione di questa giornata.

A conclusione di questa celebrazione e al tramonto di questo giorno, Pasqua della Settimana e natale della Chiesa, sentiamo allora vere più che mai le parole del Salmo 117:

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode,
perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.