“Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”: il 25 settembre la 108a Giornata Mondiale

Era l’8 luglio 2013: nove anni Papa Francesco si recò in visita a Lampedusa, il suo primo viaggio apostolico fuori dal Vaticano, un vero e proprio messaggio perché in quelle poche ore passate nell’isola, simbolo del dramma dei migranti nel Mediterraneo, il Pontefice aveva voluto porre al centro il tema della sofferenza dei migranti in fuga.

Il 25 settembre la Chiesa celebra la 108a Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato, occasione per dimostrare la preoccupazione per le diverse categorie di persone vulnerabili in movimento, per pregare per loro mentre affrontano diverse sfide, e per aumentare la consapevolezza sulle opportunità offerte dalla migrazione. La Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dal 1914 e ogni anno l’evento cade l’ultima domenica di settembre. Il titolo scelto quest’anno dal Santo Padre per il suo messaggio è “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”: le iniziative organizzate per l’occasione vengono definite di concerto con la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale del Vaticano, che quest’anno ha anche promosso una campagna comunicativa che pone al centro Papa Francesco e le parole che il Santo Padre ha scelto per la giornata: “Il futuro lo si deve costruire con i migranti e i rifugiati perché sono un potenziale pronto a esprimersi”.

Torna, quindi, a riproporsi con forza una domanda di fondo: “Come possiamo – chiede anche oggi Papa Francesco – favorire lo sviluppo del potenziale umano di migranti e rifugiati?”.  É questo l’interrogativo che interpella uomini, Paesi, società. “Alla luce di quanto abbiamo appreso nelle tribolazioni degli ultimi tempi, siamo chiamati a rinnovare il nostro impegno per l’edificazione di un futuro più rispondente al progetto di Dio, di un mondo dove tutti possano vivere in pace e dignità”, scrive papa Francesco nel suo messaggio in vista del 25 settembre e nel quale Francesco stesso ribadisce la centralità della costruzione del Regno di Dio, un’armonia di presenza senza disuguaglianze e le discriminazioni del mondo presente.