L’omelia del vescovo Sanguineti alla Veglia di Pentecoste

Carissimi fratelli e sorelle,
La nostra veglia di Pentecoste, con la celebrazione dei Primi Vespri, assume quest’anno un carattere particolare, perché celebriamo il Giubileo dei Movimenti, Gruppi e Associazioni Ecclesiali, che arricchiscono la vita della nostra Chiesa. Saluto con gioia tutti voi, qui convenuti: abbiamo attraversato la Porta della Misericordia, abbiamo confessato la nostra, abbiamo elevato la nostra preghiera per il Papa, e ora nell’intensa e ricca Liturgia di questi Vespri, invochiamo con fiducia la grazia dello Spirito su noi, sulla Chiesa tutta, sulla nostra comunità diocesana.
Entriamo nella grande Solennità di Pentecoste, che ogni anno ci fa rivivere l’evento che rappresenta l’inizio della Chiesa: la discesa dello Spirito, promesso da Cristo, nel segno del vento possente e impetuoso, e delle lingue di fuoco, che si posano sui discepoli in preghiera e li trasformano in testimoni appassionati del Risorto. Sì, nel giorno di Pentecoste, nasce la Chiesa, una Chiesa “in uscita”, che parla lingue diverse, si fa comprendere da tutti i pellegrini, saliti a Gerusalemme per la festa, ma annuncia lo stesso mistero, dando testimonianza alla Pasqua di Gesù, alla perenne presenza del Vivente, che continua a camminare con noi e vuole raggiungere ogni cuore
 
Il giovane don Giovanni Battista Montini – il futuro beato Papa Paolo VI – chiamava questa Solennità «la festa delle anime» e paragonandola al Natale e alla Pasqua, così annotava: «Delle maggiori altre solennità, una ci dava l’Incarnazione, l’altra la Redenzione; questa ci dà la Santificazione. Dio con noi, Dio per noi, Dio in noi» (G.B. MONTINI, Le stagioni dello spirito, Editrice Studium, Roma 2012, 134). In effetti il dono dello Spirito è il dono di una presenza ineffabile eppur reale, che viene a abitare in noi, nella nostra anima, nella profondità del nostro “io” spirituale, e ci trasforma in nuove creature: fa di noi dei figli di Dio, membra vive del corpo di Cristo, e dimora della Santissima Trinità. È la vita di grazia che viene innestata in noi con il Battesimo, e che viene perfezionata e alimentata con i sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia, restaurata e rinnovata con il Sacramento della Penitenza. Questa presenza dello Spirito diviene sorgente di una nuova esistenza, di un modo d’essere, di pensare e d’agire, che si esprime attraverso le virtù teologali della fede, della speranza e della carità, e attraverso i doni dello Spirito Santo, che ci rendono sempre più docili e disponibili alla sua azione, alle sue ispirazioni, alle sue mozioni di luce e di forza. Davvero la Pentecoste è la prima manifestazione di questa presenza che da allora pervade la vita della Chiesa, pervade la vita delle anime e delle persone, presenza che dovremmo adorare nel silenzio, che dovremmo invocare nella preghiera, alla quale dovremmo ricorrere nell’ora della prova, della tentazione, della fatica. Troppe volte, fratelli e sorelle, viviamo senza custodire una familiarità fiduciosa con lo Spirito, Dulcis hospes animae, troppe volte ci dimentichiamo della sua presenza in noi e contiamo solo sulle nostre deboli energie per affrontare il cammino della vita. In fondo lo Spirito è dono di grazia e di misericordia, che ci permette sempre di ripartire, di rialzarci dopo ogni caduta, che sostiene la nostra povera e stentata preghiera, che ci consente di attraversare anche le ore oscure della vita e della storia, senza perdere la speranza, senza smarrire la luce della fede! Come saremmo soli e indifesi senza questo avvocato che ci assiste, ci difende, ci consola: per questo lo chiamiamo il Paràclito, il Consolatore!
 
Ma la festa di Pentecoste ci fa guardare anche ai segni visibili dell’azione e della presenza dello Spirito, così come li possiamo riconoscere, con gratitudine e con letizia, nella vita della Chiesa, perché lo Spirito è l’anima di questo corpo vivo di Cristo, che noi tutti formiamo: la Chiesa, la comunità dei discepoli e degli amici del Signore, il segno storico e reale di Cristo risorto, vivo e presente. Ora il primo segno dello Spirito è il miracolo di un’unità multiforme, che sa accogliere e valorizzare tante differenze, tante sfumature, tanti doni diversi, nella comunione di un’unica fede e di una comune testimonianza: appunto come avvenne il giorno di Pentecoste, nel dono della varietà delle lingue che proclamavano lo stesso annuncio di salvezza! Così ricordava Papa Francesco nella Pentecoste del 2013: «Lo Spirito Santo, apparentemente, sembra creare disordine nella Chiesa, perché porta la diversità dei carismi, dei doni; ma tutto questo invece, sotto la sua azione, è una grande ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità, ma ricondurre il tutto all’armonia. Nella Chiesa l’armonia la fa lo Spirito Santo. Uno dei Padri della Chiesa ha un’espressione che mi piace tanto: lo Spirito Santo “ipse harmonia est”. Lui è proprio l’armonia. Solo Lui può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità» (omelia di Pentecoste, 19/05/2013).
Segno dello Spirito sono i molteplici carismi, doni di grazia che arricchiscono la vita della Chiesa, e che sono all’origine anche dei movimenti, aggregazioni e nuove comunità, che soprattutto negli anni dopo il Concilio sono cresciuti e si sono diffusi: questa sera noi celebriamo il vostro Giubileo, carissimi amici, membri di queste realtà vive, presenti nella nostra chiesa di Pavia. Vi ringrazio come Vescovo e padre, per il dono che siete e che portate nella nostra Diocesi, vi incoraggio a vivere con fedeltà e gioia il carisma che caratterizza il vostro cammino, e a sentirvi pienamente parte della nostra Chiesa: voi siete chiamati a vivere i vostri doni dentro il grembo materno della Chiesa, portando il vostro contributo di servizio nelle comunità parrocchiali e nei vari ambienti di vita. Non dimenticate mai che la Chiesa a Pentecoste è nata subito come comunità aperta, spalancata alla missione, e che, come ogni credente e come ogni autentica comunità cristiana, siete chiamati a vivere la vostra testimonianza di fede nel mondo, nei vari ambienti dove si svolge la vita degli uomini e delle donne oggi (la scuola, l’università, il lavoro, i luoghi della malattia e della cura, le famiglie, il quartiere). Per questo invoco con voi stasera una rinnovata effusione dello Spirito e vi chiedo di non chiudervi nei vostri gruppi, ma di vivere nel respiro pieno della Chiesa e soprattutto di essere testimoni di Cristo nell’ambiente dove ciascuno di voi è posto: i carismi con cui lo Spirito arricchisce le vostre realtà non sono solo per voi, ma sono un dono per la Chiesa che è in Pavia e per gli uomini del nostro tempo, delle nostre città e paesi, un dono che, se è conservato o tenuto per sé, invecchia, non desta più attrattiva e si spegne, senza dare più frutto!
 
Un’ultima parola, permettete che la rivolga ai battezzati che oggi depongono le vesti bianche ricevute la notte di Pasqua: carissimi amici, stasera siete qui a rinnovare il vostro grazie al Signore per il dono che avete ricevuto nella Pasqua, diventando cristiani, membri vivi del corpo di Cristo. Avete ricevuto anche voi la pienezza dello Spirito, siete diventati partecipi della Pasqua del Signore e della Pentecoste della Chiesa nascente: state fedeli ai doni di Dio, alimentate la vostra fede nella comunità cristiana, stando legati a fratelli e sorelle che siano per voi testimoni e aiuto a crescere nell’amore a Cristo, e portare il profumo della vostra vita toccata da Gesù nella nostra Chiesa e nei rapporti che vivete in famiglia, sul lavoro, con gli amici.
 
Su voi e su noi tutti invochiamo lo Spirito del Risorto e facciamo nostra la preghiera intensa e forte della Chiesa: «Vieni, Spirito Santo, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore!» Amen.

+ Mons. Corrado Sanguineti
(Vescovo di Pavia)