L’omelia del vescovo Sanguineti per la festa del 25 aprile

Carissimi fratelli e sorelle, gentili autorità civili e militari,
siamo qui raccolti, in questo giorno, in cui facciamo memoria della liberazione e della fine della seconda guerra mondiale, nel nostro paese, avvenute il 25 aprile 1945 – ben 71 anni fa – e offriamo la nostra preghiera di suffragio per tutte le vittime di quegli anni eroici e terribili. In particolare ricordiamo al Signore tutti coloro che offrirono la loro vita per la nostra libertà, ed ebbero il coraggio di opporsi alla dittatura nazi-fascista, che mostrava sempre più il suo volto disumano. Ed è significativo che questa festa civile coincida con la festa di San Marco evangelista: un discepolo di Paolo e poi di Pietro, che è stato il primo a scrivere un vangelo, una narrazione della vita di Cristo, tutta orientata al mistero della sua Pasqua di morte e di risurrezione. È significativa questa coincidenza perché il Vangelo di Cristo, annunciato e testimoniato da generazioni di credenti, è stato nella nostra Europa un fattore essenziale per la scoperta del valore e della dignità della persona umana: infatti, se c’è un tratto nuovo che il cristianesimo ha immesso nella cultura e nella vita sociale dei popoli, rispetto al mondo antico del grande impero romano, è proprio la rivelazione del valore immenso e assoluto che ha il soggetto umano, in quanto persona, valore prima sconosciuto nel mondo pagano. Agli occhi di Roma il soggetto depositario di tutti i diritti era solo il civis romanus e sappiamo come nella scala sociale dell’impero, al grado più basso stavano gli schiavi, considerati delle cose, proprietà dei loro padroni, che avevano su di essi diritto di vita o di morte. Ma anche nella famiglia, il padre possedeva un tale diritto sui figli che potevano essere da lui disconosciuti e rifiutati, al momento della nascita, soprattutto se affetti da deformità. Ebbene, fratelli e sorelle, in un processo storico lungo, e non privo di ombre, la testimonianza del Vangelo, la crescita della fede cristiana nel cuore e nell’esistenza di tanti uomini e donne hanno fatto sì che si affermasse l’idea di persona, dell’uomo come soggetto libero e spirituale, che non può essere mai ridotto a oggetto, a un pezzo dell’ingranaggio sociale, a un suddito senza diritti di fronte al potere assoluto dello Stato. Certamente, nel cammino culturale dell’Europa, su questa base offerta dal Vangelo, si è poi sviluppata una concezione laica e moderna del soggetto umano, attraverso i grandi movimenti dell’umanesimo, del rinascimento e dell’illuminismo, in un processo in cui spesso si è cercato di mantenere i valori umanistici, fioriti sulle radici del Vangelo, staccandoli o separandoli da Cristo e dalla fede in Lui. «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15): le ultime parole del Risorto, nel vangelo di Marco, disegnano il compito della Chiesa e fondano la sua passione missionaria, il suo desiderio di condividere con ogni creatura, senza nessuna arroganza o imposizione, il tesoro del Vangelo, dove ci è donata la piena verità su Dio e sull’uomo, nel volto e nella parola di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo! Ecco, noi discepoli di Gesù, noi cristiani ci sentiamo in debito di questo dono, che vogliamo offrire e far risplendere anche nei nostri giorni, e in certo modo, la storia tragica del secolo breve, che sta alle nostre spalle, ci ammonisce che là dove il Vangelo di Cristo è negato, là dove la Chiesa è perseguitata e impedita nella sua libera testimonianza, là dove si affermano ideologie che assumono un carattere assoluto e idolatrico, lì viene calpestata la dignità dell’uomo, lì viene coartata la sua libertà, lì si giunge a costruire un mondo disumano. È ciò che è accaduto con il fenomeno dei totalitarismi del Novecento, e noi oggi ricordiamo le sofferenze e il sangue versato nella lotta per la liberazione contro la barbarie del nazismo e del fascismo, e sappiamo a quali abissi di disprezzo e di inumanità giunse la follia dell’ideologia nazista: non a caso, sotto quel regime, l’uomo come persona fu cancellato dall’orizzonte del pensiero e dell’azione politica, e si arrivò all’infernale macchina dello sterminio di un popolo e di tante categorie sociali e religiose, in un sistema in cui gli uomini, le donne, i vecchi, i bambini non erano più persone, ma cose “stucken”, pezzi da numerare e marchiare come bestie! E purtroppo, la storia dei decenni che stanno dietro di noi ci hanno fatto conoscere altre forme programmate di distruzione e di annullamento di popoli e classi sociali, sempre frutto di ideologie totalitarie, quelle che san Giovanni Paolo II ha chiamato «le ideologie del male»: accanto al nazi-fascismo, il comunismo sovietico e di altre nazioni, certe forme estreme di capitalismo che arrivano a realizzare una società dello scarto, dove il denaro diviene l’idolo a cui tutto si sacrifica o espressioni di fondamentalismo religioso fanatico e intollerante che miete vittime innocenti! In questo orizzonte, oggi facciamo grata memoria del sacrificio di tanti italiani e italiane che non si sono piegati alla pressione di un regime dittatoriale, che non si sono lasciati anestetizzare dal suono assordante della propaganda, e chiediamo al Signore che la memoria dell’opera di resistenza e di liberazione sia feconda per il nostro presente: che non abbiamo a dimenticare come, all’indomani della guerra, le differenti forze culturali che avevano animato la resistenza – la corrente cattolica, quella socialista e quella liberale – hanno saputo porre le basi della nostra Italia libera e democratica, e hanno scritto la nostra Costituzione, che è profondamente impregnata di valori cristiani, assunti come patrimonio di tutti e per tutti, credenti e non credenti. Anche oggi, come Chiesa, come comunità cristiana, vogliamo portare il nostro contributo, insieme ad altri, per l’edificazione di una vita buona nella nostra nazione, e sappiamo che il primo modo di amare e servire gli uomini e le donne del nostro tempo è la testimonianza del Vangelo, grembo fecondo di un vero umanesimo. Chiediamo a Cristo che ci dia la forza e la libertà di non cadere in una mediocrità miope e egoista, dove ognuno pensa solo al suo e per questo, mi permetto di concludere con le parole del Venerabile Teresio Olivelli, morto il 17 gennaio 1945, nel campo di Hersbruck, in seguito alle percosse ricevute da un kapò, mentre cercava di fare scudo a un prigioniero ucraino brutalmente pestato.È la famosa “Preghiera del ribelle per amore” (1944) che può parlare anche a noi oggi.

Signore, che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce, segno di contraddizione,
che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro le perfidie e gli interessi dei dominanti,
la sordità inerte della massa,
a noi, oppressi da un giogo numeroso e crudele che in noi e prima di noi ha calpestato Te,
fonte di libere vite, da’ la forza della ribellione.
Dio che sei Verità e Libertà, facci liberi e intensi:
alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà, moltiplica le nostre forze, vestici della Tua armatura.
Noi Ti preghiamo, Signore.
Tu che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocefisso,
nell’ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria:
sii nell’indigenza viatico, nel pericolo sostegno, conforto nell’amarezza.
Quanto più s’addensa e incupisce l’avversario, facci limpidi e diritti.
Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare.
Se cadremo fa’ che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti
a crescere al mondo giustizia e carità.
Tu che dicesti: “io sono la resurrezione e la vita”
rendi nel dolore all’Italia una vita generosa e severa.
Liberaci dalla tentazione degli affetti:
veglia Tu sulle nostre famiglie.
Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni,
Noi Ti preghiamo:
sia in noi la pace che Tu solo sai dare. Dio della pace e degli eserciti,
Signore che porti la spada e la gioia,
ascolta la preghiera di noi
ribelli per amore.

+ Mons. Corrado Sanguineti
Vescovo della Diocesi di Pavia