L’omelia di mons. Corrado Sanguineti nella Cattedrale di Pavia

La Cattedrale di Pavia ha ospitato domenica 24 gennaio la celebrazione che ha segnato l’ingresso solenne del nuovo vescovo Corrado Sanguineti. Dopo l’accoglienza delle autorità e dei giovani in piazza Duomo, sul presbiterio sono seguiti il saluto di mons. Giovanni Giudici (per 12 anni alla guida della nostra diocesi), l’intervento del cardinale metropolita Angelo Scola (che ha insediato ufficialmente il nuovo vescovo), la lettura della Bolla Papale e il passaggio del pastorale da mons. Giudici a mons. Sanguineti. E’ poi seguita la Santa Messa presieduta dal vescovo Corrado Sanguineti. Ecco l’omelia del nostro nuovo vescovo:
 
“Gli occhi di tutti erano fissi su di lui”: carissimi confratelli vescovi e sacerdoti, carissimi diaconi, religiosi e religiose, gentili Autorità che ci onorate della vostra presenza, e voi tutti, carissimi fedeli e amici!

In questa celebrazione con la quale inizio il mio ministero di vescovo in questa Diocesi, ricca di storia e di vita, i nostri occhi si fissano su Cristo che, nel brano del vangelo appena proclamato, dà inizio al suo ministero di messia nella sinagoga di Nazaret. In modo sorprendente e originale, Gesù riferisce a se stesso le parole del libro di Isaia con le quali il profeta descrive la sua consacrazione e missione, e afferma, suscitando lo stupore dei presenti: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Dunque la Scrittura ascoltata ora si compie e tutta la vita di Gesù, il suo passare in mezzo a noi uomini, è la viva e concreta testimonianza di questo compimento, di questa parola che, nel volto, nei gesti e nelle parole di Cristo, si fa presenza: è un avvenimento che continua ad accadere attraverso la vita della Chiesa e dei testimoni vivi di Cristo, dagli apostoli fino ai santi di ogni tempo, fino a noi oggi qui raccolti come popolo di Dio!
Ecco, fratelli e sorelle, il ministero del vescovo, nell’ininterrotta successione apostolica, è garanzia sicura della vivente presenza del Signore nella storia, ed è appunto un “ministero”, cioè un servizio al popolo santo di Dio e al Vangelo di Cristo: qui voglio ringraziare chi mi ha preceduto su questa sede di San Siro, il carissimo Mons. Giovanni Giudici, che per 12 anni ha guidato la Chiesa pavese. Grazie vescovo Giovanni per il tuo fedele servizio a questa comunità, grazie per tutto quello che hai donato e hai fatto per la vita di questa Chiesa, soprattutto nel sapiente ministero della Parola, e sapendo valorizzare tutte le sue componenti; grazie perché hai saputo realizzare un dialogo e una collaborazione intelligente con le molteplici realtà sociali, culturali e politiche che rendono viva questa città e il suo territorio! Grazie, infine, per la cordiale fraternità con cui mi hai accolto e accompagnato in queste settimane: spero che non mi farai mancare il tuo consiglio e la tua preghiera, e desidero che tu ti senta sempre “di casa” qui nella nostra amata Diocesi.

Ora sono chiamato come padre e pastore a servire voi tutti, che oggi mi siete affidati, sono chiamato con voi tutti a seguire e ad amare l’unico Signore della nostra vita, sono chiamato a riconoscere quello che il Signore opera in voi, imparando anche dal più piccolo tra voi. Per essere padre, occorre che io sia figlio, lasciandomi generare da Dio attraverso le persone che mi sarà dato d’incontrare; per essere maestro, occorre che io sia discepolo, mettendomi ogni giorno in ascolto della Parola del Signore e di ciò che Lui suggerisce e chiede attraverso le circostanze, attraverso i fratelli e le sorelle con cui mi sarà donato di camminare; per essere pastore per voi, occorre che io sia cristiano con voi, seguendo «il Pastore grande delle pecore» e ricordandomi sempre che le pecore sono sue, non mie, e che a me è chiesto di pascere il suo gregge!

Ora, proprio la ricca Liturgia della Parola di oggi disegna i tratti essenziali del servizio che oggi assumo e della vita della nostra comunità diocesana che siamo chiamati a far crescere.

Nella prima lettura, tratta dal libro di Neemìa, ritroviamo l’identità del popolo d’Israele, scelto come segno per tutti i popoli: è un popolo che ascolta la parola di Dio, una parola viva, capace di trafiggere e commuovere il cuore; è un popolo che riscopre in questo incontro e in questo ascolto la sua forza e la sua gioia; è un popolo che fa festa, ma che si preoccupa dei suoi poveri: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato».

Questa è la grazia che ci viene offerta ogni domenica, giorno del Signore, nel ritrovarci insieme nelle nostre parrocchie per accogliere la Parola di Dio, nell’ascolto delle Scritture, per fare festa, nutrendoci del suo corpo nel segno del pane spezzato, imparando ad avere uno sguardo attento ai poveri che sono fra noi, anche nella nostra Diocesi, condividendo realmente tempo e risorse con loro.


Qui, fratelle e sorelle, avvertiamo un profondo legame tra la prima lettura e il Vangelo, perché anche Gesù si sente consacrato e inviato innanzitutto «
a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Proprio il vangelo di Luca, che ci accompagna in questo Anno Santo della Misericordia, ci farà riscoprire come Gesù vive questa missione: il lieto annuncio della misericordia e della tenerezza del Padre, la sua predilezione per i poveri, intesi in senso ampio e totale, non solo i poveri di beni, che vivono nella miseria e nell’indigenza, ma gli uomini e le donne feriti dalla sofferenza, dalla malattia, dal peccato, e coloro che sono ai margini della società e della stessa vita religiosa.

Leggo e riconosco qui un compito che ci riguarda tutti, innanzitutto me come vescovo, ed è quello di essere una Chiesa che vive la gioia del Vangelo, la gioia dell’essenziale, e che, innamorata del suo Signore, sente la passione dell’annuncio e della testimonianza, «una Chiesa in uscita» direbbe Papa Francesco, una Chiesa più agile e leggera, anche nelle sue strutture e nelle sue forme, capace di chinarsi sui poveri nei loro differenti volti, capace di condividere l’umana avventura dei nostri fratelli e sorelle che abitano nelle nostre città, nelle nostre campagne, e che incontriamo a scuola, nell’università, nel lavoro, negli ospedali e nelle case di cura, in ogni ambiente di vita.

Confesso che mi ha molto colpito, negli impegni che ho assunto il giorno della mia Ordinazione, come la Chiesa, in modo sapiente, chieda a noi Vescovi di vivere insieme una doppia sollecitudine:
quella di «predicare, con fedeltà e perseveranza, il Vangelo di Cristo, di custodire puro e integro il deposito della fede, secondo la tradizione conservata sempre e dovunque nella Chiesa fin dai tempi degli apostoli» e quella di «prenderti cura, con amore di padre, del popolo santo di Dio, di essere sempre accogliente e misericordioso, nel nome del Signore, verso i poveri e tutti i bisognosi di conforto e di aiuto, di andare in cerca delle pecore smarrite, come buon pastore».

Desidero essere, pur con i miei limiti, un pastore che serve la fede di tutti, in questi tempo complesso, ma affascinante, annunciando la Parola del Vangelo e non facendo mancare il pane buono e sostanzioso della verità, che illumina ogni aspetto dell’umana esistenza: qui sento quanto siano decisivi il rapporto con i giovani, soprattutto nelle scuole e nell’università, e le relazioni e le collaborazioni con i rappresentanti del mondo culturale pavese. Nello stesso tempo, vorrei essere un pastore tra il suo popolo, a contatto con le famiglie, i bambini e i ragazzi, gli anziani, le persone semplici delle nostre parrocchie: un pastore che predilige i piccoli, i poveri, coloro che rischiano oggi di restare ai lati della nostra società e – Dio non voglia – delle nostre comunità cristiane: qui penso alle persone senza lavoro, alle famiglie che anche nella nostra ricca regione fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, ai giovani che vedono prospettive incerte per il loro futuro, agli anziano soli, agli ammalati nelle nostre case e nei nostri ospedali, agli stranieri e ai profughi che bussano alle nostre porte.

Tutto questo, da solo, è impossibile: solo con voi, solo con voi miei carissimi confratelli presbiteri, che desidero amare come “amici nel Signore”, con voi diaconi, con voi religiosi e religiose, con voi fedeli, potrò assolvere il compito che ricevo dal Signore, solo insieme potremo vivere la nostra missione: mi affido a voi, al vostro affetto, alla vostra preghiera, alla vostra collaborazione, per poter essere un pastore secondo il cuore di Cristo, con l’aiuto del Suo Spirito!
San Paolo chi ha ricordato la nostra identità di Chiesa, corpo vivo di Cristo nel tempo: un corpo costituito da tante membra, da molteplici vocazioni, tutte preziose e necessarie. Quanto è essenziale, fratelli e sorelle, imparare questo sguardo gli uni sugli altri, riconoscere che siamo uno perché tutti siamo membra di un unico corpo, sentirci davvero parte delle gioie e delle sofferenze di tutti, in comunione con tutta la Chiesa diffusa nel mondo intero – pensiamo in questo momento ai nostri fratelli e sorelle perseguitati per la loro fede.

Come Chiesa che è in Pavia, cresciamo in questa coscienza, impariamo a stimare i doni con cui lo Spirito rende ricca e multiforme la vita della nostra Chiesa, e soprattutto, alimentiamo la nostra fede dentro l’abbraccio vivo di un popolo: perché la fede cristiana ha sempre come soggetto un “io” e un “noi” – io credo e noi crediamo –, come tante volte ci ha ricordato il Papa emerito Benedetto, e ha il respiro e la consistenza di una storia, certamente segnata anche da ombre, debolezze e peccati, ma in cui non manca mai di splendere la luce dei nostri Santi, da San Siro e Sant’Agostino a San Riccardo, al servo di Dio Don Enzo Boschetti, e ai tanti santi ignoti, che sono tra noi, che arricchiscono la vita delle nostre comunità.

All’intercessione dei nostri Santi Patroni e alla protezione di Maria, “Mater Mea, Fiducia Mea”, affidiamo il nostro cammino, tenendo sempre lo sguardo fisso su Cristo nostro Redentore! Amen.

+ Mons. Corrado Sanguineti
Vescovo della Diocesi di Pavia