Sabato 28 marzo due ordinazioni diaconali

Giovanni Iacono: “Da Ragusa a Pavia, una vocazione ‘di ampio respiro’ al servizio della Chiesa” 
 
Ragusano, ha 29 anni e studia Teologia sistematica a Milano. Giovanni Iacono verrà ordinato diacono sabato 28 marzo alle 10 nella chiesa del Carmine a Pavia. “Vorrei continuare – ci spiega – ad annunciare e testimoniare con la vita quello che in questi anni ho ricevuto di buono e di grande da Dio”.
 
Giovanni, come è nata la tua esperienza vocazionale?
“Adesso ho 29 anni e ho avuto un cammino di seminario più lungo rispetto a quanto avviene di solito. La prima esperienza è stata ad Assisi in un contesto di gita scolastica durante la quale non pensavo di poter diventare prete, però la figura di San Francesco d’Assisi in quel contesto mi aveva folgorato particolarmente. Credo mi abbia messo nel cuore un qualche cosa che man mano si è andato chiarendo in un ideale di vita e di stile ecclesiale che ho progressivamente sentito sempre di più come la mia strada. Poi, c’è stato un approfondimento in parrocchia, nei gruppi giovanili, nel catechismo e in altri ambiti della pastorale. E anche un mio cammino personale di preghiera e spiritualità che mi ha portato alla fine del liceo scientifico a chiedere di entrare in seminario a Ragusa, la mia diocesi di origine. Finiti i 6 anni di seminario in Sicilia, il mio Vescovo mi ha proposto un’esperienza pastorale a Pavia dove conosceva il Vescovo Giudici e il rettore del seminario don Andrea. E qui ho iniziato a Sant’Alessandro Sauli una bella esperienza di condivisione pastorale e di vita comunitaria in seminario. Stando a Pavia ho iniziato anche a studiare a Milano per una licenza in Teologia sistematica sul tema del matrimonio. E in questi 4 anni di permanenza a Pavia, nel colloqui con entrambi i miei due Vescovi, è maturata la scelta di fermarmi stabilmente qui”.
 
Sei pavese di adozione. Quanto “devi” a Pavia?
“Devo tanto a tante figure che mi hanno aiutato ad approfondire sempre di più il mio cammino vocazionale. Penso in particolare a don Giancarlo Codiglioni, che ho avuto la grazia di assistere in due anni anche negli ultimi momenti assistendolo anche a casa. Un’esperienza di condivisione particolare. Sono grato anche al seminario di Pavia, ai preti di Pavia in continuità con il cammino fatto a Ragusa. A loro devo sicuramente la gioia di diventare prete e mettermi al servizio nella semplicità in una Chiesa particolare che adesso è quella di Pavia, ma che mi dà un respiro ampio come spesso Papa Francesco continua a insegnarci. Anche la sua figura, in questo ultimo periodo, è stata l’ennesima conferma del mio orientamento vocazionale”.
 
Da lunedì 30 marzo che cosa cambia?
“Penso che la cosa più importante sarà il sentirmi ancora una volta chiamato per essere mandato. Questi sono stati un po’ gli anni in cui ho approfondito nel legame di conoscenza e vicinanza con il Signore nella comunità del seminario, a Ragusa come a Pavia. Adesso è arrivato il momento non tanto di concludere il cammino, ma di iniziarne uno nuovo mettendo tutto quello che in questi anni ho potuto vivere e sperimentare al servizio di un ministero che la Chiesa mi chiederà”.
 
 
 
Luca Tentori: “La mia vocazione: servire la Chiesa e cercare il Signore alla Casa dell’Accoglienza”
Quella di Luca Tentori è “un’esperienza vocazionale nata e cresciuta dentro la Casa d’Accoglienza di Belgioioso”. Sabato 28 marzo verrà ordinato diacono a Pavia, nella chiesa del Carmine alle 10. “Ho iniziato da volontario a Belgioioso – spiega – e sto portando avanti in questo modo nonostante la comunità si stia strutturando e stia cambiando. Il mio spirito qui è sempre quello con cui ho iniziato, per me non è un lavoro, ma una vera vocazione.”
 
Luca, come hai scandito il tuo percorso vocazionale?
“Ci sono stati vari momenti nella mia vita per arrivare al diaconato, Sicuramente c’è stata l’influenza della mia esperienza alla Casa d’Accoglienza, poi la scelta di don Dante, che è amico e che è diacono anche lui dal 2008. Inizialmente avevo tentato di capire se la mia vocazione era sacerdotale: avevo fatto un ingresso nel 2000 in seminario a Pavia. E’ stato un momento in cui vivevo l’esperienza delle due comunità: la casa d’Accoglienza di Belgioioso da una parte e il Seminario Vescovile dall’altra. Però, poi, ho capito che non era la mia strada”.
 
Che cosa accadde?
“Per fare l’ammissione agli ordini sacri, giustamente, era stato chiesto di fare l’inserimento a tempo pieno in Seminario e io non me la sono sentita. Lì ho capito che se c’erano degli ostacoli di quel tipo significava che non era la mia strada. Dopo qualche anno è maturata, invece, questa altra strada che è sempre in un contesto vocazionale, magari più razionalizzato. Io non capovolgo la mia vita perché non è una vocazione che mi mette nella situazione di cambiare totalmente la mia vita. Non è una scelta di comodo, ma è la mia scelta: è un servizio alla Chiesa dentro un contesto di ricerca del Signore che in me c’è sempre stata”.
 
Che cosa cambierà nella tua vita a partire da lunedì 30 marzo?
“Mi sentirò parte del ministero della Chiesa a tutti gli effetti. Anche gli altri passaggi li ho gustati in questo modo. Quando sono stato “lettore”: facevo catechismo, ma in modo diverso. Aiutavo il Dante nell’unità Pastorale di Corteolona. Ma anche dal punto di vista mentale è una dimensione diversa. Ho vissuto in questo modo anche l’accolitato. Come ministro dell’eucarestia aiutavo già don Giuseppe a distribuire le comunioni ai malati. Però, investito come ministro è diverso. E penso sarà diverso anche il servizio diaconale”.
 
Se dovessi indicare delle figure di riferimento che ti hanno aiutato nel tuo cammino chi ringrazieresti?
“Don Leo sicuramente. E, poi, Dante e le persone che mi hanno seguito. Anche lo stesso Seminario di Pavia mi ha aiutato nel fare discernimento. Sono riuscito in quel anno a darmi risposte a domande che prima non riuscivo a comprendere. Il Signore non mi chiamava a quello. Quando non sei completamente libero, contento e disponibile nella scelta che compi significa che ci sono delle resistenze e vuol dire che non è la tua strada. Penso, ad esempio, a don Davide Rustioni o a don Luca Roveda che guardavo e ascoltavo quando ero in seminario: mi colpiva il loro modo di stare in comunità. C’è stato, poi, il rettore don Bruno Malcovati da cui ho ricevuto molto. E poi certamente tutti gli amici della Casa di Accoglienza di Belgioioso, dove è nato il mio servizio e dove ho capito che volevo stare”.
 
Elia Belli