“Davanti alle Spine preghiamo per il lavoro di ogni uomo”

E’ dedicato alla Festa delle Spine, che verrà celebrata questa sera con la processione per le vie del centro di pavia e il messaggio del vescovo in Cattedrale (diretta dalle 21 a Radio Ticino Pavia, Fm 91.8 – 100.5), l’editoriale che mons. Giovanni Giudici ha scritto per l’ultimo numero de “il Ticino” e che proponiamo anche ai lettori del nostro sito.

La devozione alla Corona di Spine di Gesù ci ricorda ogni anno la sofferenza del Signore, e ci chiama a rinnovare la nostra preghiera e la nostra cura per sottrarre la persona umana al male che la segna. Nella attuale crisi economica, noi credenti siamo chiamati ad aprire gli occhi e a prendere posizione contro i danni umani e sociali, così come la fede e l’amore ce ne rendono capaci.
L’operosità dell’uomo sta a cuore a Gesù: leggiamo la parabola degli operai chiamati al lavoro nella vigna (Mt 20), e troviamo la ferma volontà del padrone di riuscire a mandare a lavorare il numero più alto di persone, chiamandole anche alla cosiddetta ultima ora. Nella parabola del ricco e del povero Lazzaro (Lc 16), Gesù fa notare che non si può accettare che vi siano degli emarginati alla porta di casa, e che le ricchezze vanno usate per sanare povertà e miserie. Queste due pagine del Vangelo ci dicono che uno sguardo attento alla società fa decidere che i beni e le attività economiche debbono essere messe al servizio dell’uomo.
Naturalmente queste affermazioni, vere e fondanti la società per i credenti in Cristo, necessitano, per tradursi in vita concreta, di una mediazione nelle scelte politiche ed economiche. E in questo cammino siamo chiamati a far strada contando sull’apporto culturale del maggior numero di tradizioni etiche, filosofiche e religiose.
Ma perché questo avvenga, va ricordato come la persona umana deve essere la bussola orientativa per riflettere sul futuro, e proporre un cambiamento dei rapporti tra noi che attui lo sviluppo della società e una più equa distribuzione dei beni: “solo con la carità, illuminata dalla luce della ragione e della fede, è possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di una valenza umana e umanizzante”, ci ricorda Papa Benedetto nella Caritas in Veritate. (n. 9)
L’umanizzazione comporta il rendere ogni persona non solo responsabile del proprio destino, ma anche pienamente artefice della riuscita o del fallimento della propria esistenza, coltivando, promuovendo e suscitando capacità che rispondono alle caratteristiche di ciascuno. E con questo si allude alla cura per la scuola e allo sviluppo della cultura. Ma non c’è dubbio che una delle strade maestre per consentire a tutti di esercitare la propria libertà, è la possibilità offerta a ciascuno di un lavoro degno.
Solo la propria attività lavorativa è in grado di rendere l’uomo a sua volta creatore, di crescere in libertà e creatività, favorendo non solo la conservazione ma anche lo sviluppo del capitale umano e del capitale sociale. Per questo l’accesso al lavoro per tutti è un obiettivo assolutamente prioritario; ogni uomo deve essere in grado di contribuire con il suo lavoro e le sue capacità intellettuali al bene della società. E non possiamo fermarci al breve orizzonte della nostra Europa; come hanno tragicamente dimostrato gli orrori della strage di operai e operaie in India, in una fabbrica per marchi di moda occidentali, occorre guardare alle nuove generazioni, soprattutto nei Paesi poveri. I giovani, nostri o di altri Paesi, chiedono di avere parte attiva, che loro spetta, nella costruzione del futuro del mondo.
Abbiamo celebrato la Pasqua; pregheremo sulla verità della Pentecoste: è Dio Spirito che spinge ad assumere il modello della Trinità, vita rivelataci da Gesù. Non dimentichiamo che la nostra esistenza di battezzati ci ha dedicati alla Trinità, e questo fatto, misterioso e reale, ci spinge e ci dà la forza nel vivere un amore che si dona, e nel dare concretezza alla fraternità come dono di sé. Ci domandiamo nella preghiera e poi nella riflessione come ” il principio di gratuità e la logica del dono, come espressione della fraternità, possono e devono trovare posto entro la normale attività economica” (Caritas in Veritate, n. 36), e nella vita quotidiana di ciascuno di noi.
Sia questo l’appello che la Passione del Signore lascia come stimolo e come speranza nella nostra vita personale e sociale, per alleviare insieme, come ci è possibile, la sofferenza dei fratelli e delle sorelle nostre.

Mons. Giovanni Giudici
(vescovo di Pavia)