San Siro nel nome della carità

La celebrazione di San Siro è tornata nella Cattedrale di Pavia. Il vescovo Giovanni Giudici presiede in Duomo il solenne pontificale per Santo Patrono. Ecco, di seguito, l’omelia di mons. Giudici. 

“Festeggiamo quest¹anno il nostro Santo patrono in cattedrale; il ritorno delle spoglie del Santo e la ripresa della vita liturgica quotidiana e festiva in Duomo è stato un progetto che negli anni recenti ha ispirato e sostenuto l¹attenzione della Diocesi con scelte di preparazione spirituale, che ha coinvolto tutta la comunità ecclesiale nella coscienza del cammino da percorrere insieme, per seguire il Signore. L¹apertura e l¹ingresso della cattedrale sono state poi vissute con slancio sia dalla comunità ecclesiale, che dalla comunità civile, di cui siamo parte. Avvertiamo dunque le premesse per una partecipazione più lieta e più feconda di opere e di collaborazioni alla festa di San Siro.
La celebrazione liturgica di San Siro ci interpella quest¹anno in maniera particolare per la proposta del Papa Benedetto XVI di celebrare l¹anno della fede. In un passaggio della sua lettera La porta della fede, papa Benedetto descrive l¹atto di fede e pone in evidenza che esso si compie mediante tre tappe o passaggi, che egli indica come specifiche di ogni itinerario ideale dell¹uomo/donna che divengono credenti. Chi intende riflettere sul suo atto di fede, scrive il Papa, anzitutto riconosca che la fede è dono di Dio, poi facendo attenzione ai casi esemplari proposti dalla Scrittura, comprenda che la fede è apertura di un cuore che si consegna al Signore. Inoltre la terza tappa di questo itinerario ideale, è la decisione di giungere alla conoscenza delle verità, cioè dei contenuti della fede. Ci domandiamo dunque che cosa ci insegna san Siro a proposito di questi tre aspetti dell¹atto di fede.
Ricordiamo che la nostra tradizione, sapiente e gentile, ci consegna la memoria di Siro come quel ragazzo che offre a Gesù il suo poco cibo, perché avverte con chiarezza la necessità della gente, rimasta con il Maestro per tutta la giornata in ragione dell¹interesse per le sue parole, e pertanto dimentica del trascorrere delle ore della giornata. Ci domandiamo come il ragazzo, di cui narra il Vangelo e che noi riconosciamo come una bella e realistica immagine del discepolo di Gesù, è giunto alla decisione di donare se stesso, facendo il gesto di mettere a disposizione degli altri il suo nutrimento di un giorno. E¹ evidente: l¹aver seguito il Signore fin dal primo mattino, gli ha fatto comprendere che Gesù è un uomo speciale, non solo per le parole che pronuncia, non solo per l¹affabilità dei gesti e dei comportamenti, ma per il fatto che mette a disposizione dei suoi ascoltatori, tutto se stesso, il suo tempo e le sue energie.
Fidarsi di Gesù, dunque, credere in Lui conduce il ragazzo a compiere liberamente la scelta di imitare il Maestro e di mettere la sua vita a disposizione degli altri. In quel momento è il dono dei cinque pani e due pesci, ma poi sarà la sua intera esistenza, spesa nell¹annuncio del Vangelo.
Incontrare Gesù, credere in Lui e fidarci di Lui, ci introduce dunque nel suo progetto di vita, che è un disegno di amore misericordioso e accogliente, generoso e datore di vita. Ecco che l¹anno dedicato alla riflessione sulla nostra fede, diviene invito a portare a pienezza la scelta di credere in Gesù, e quindi a realizzare nella vicenda quotidiana di ciascuno di noi credenti il disegno d¹amore ai fratelli che si è visto pienamente inteso e vissuto in Gesù. Credere è porre la fiducia in Cristo, e conoscere Gesù comporta condividere con Lui l¹amore ai fratelli.
Nella solidarietà e nella condivisione intendiamo dare continuità, nella storia di oggi, pur con i nostri limiti, alla generosità di Siro, santo discepolo di Gesù. Questa la ragione per cui abbiamo invitato al solenne pontificale di San Siro una rappresentanza dei fratelli e sorelle terremotati della Diocesi di Mantova, presenti qui con il loro parroco.
Sono qui con noi anche i rappresentanti della Diocesi di Vigevano; con questa diocesi sorella collaboriamo per aiutare la parrocchia di Sustinente Sacchetta. Saluto dunque Mons. Gianfranco ZANOTTI, Vicario Generale di Vigevano, e don Gianluigi REPOSSI, direttore della Caritas Diocesana. Saluto e ringrazio per la loro venuta tra noi i nostri fratelli dell¹Unità Pastorale di Sustinente Sacchetta, che hanno subito la tragedia del terremoto. Abbiamo chiesto loro di venire a pregare con noi il nostro Santo Patrono, riconoscendoci fratelli attorno alla mensa del Signore e dichiarando che la nostra volontà di aiutarli, per quanto ci sarà possibile, nasce proprio dal condividere la fede operosa e capace di solidarietà che San Siro ci ha trasmesso.
La carità è infatti il criterio di verità della nostra fede, che accoglie il disegno di Dio sul mondo, e che è chiamata a imitare Cristo che si dona ai fratelli; noi che ci affidiamo nella fede al Signore Gesù, morto e risorto per noi, sappiamo di entrare nel suo progetto d¹amore ed entriamo nella logica del dono-di-sé fatto da Gesù, e da noi compreso come il contenuto essenziale della fede che condividiamo. L¹anno della fede è dunque anche una scossa profetica per risvegliarne il fervore della comunità cristiana e renderla così autentica testimone del Vangelo che essa ha accolto e annunzia in questo tempo di cambiamenti, affinché sia nel mondo un segno autentico e parlante del regno di Dio.
Quali caratteristiche ha la fede di Siro che ha messo a disposizione se stesso per saziare la fame della folla? La risposta più immediata e logica secondo il modo di vedere dell¹uomo, ma la più lontana dalla logica di Gesù come essa appare nel vangelo della moltiplicazione dei pani, è: chi aiuta i fratelli, in particolare i più poveri, deve avere molti mezzi a sua disposizione. Questa certo è una condizione utile per esercitare l¹amore del prossimo, ma non è né la prima né la più importante. Chi vuol aiutare l¹altro, ce lo ricordano di frequente i santi con le loro parole e le loro vite, deve aver un cuore povero, libero cioè da se stesso e aperto all¹altro, non corazzato di sicurezze personali, deve avere quella «povertà in spirito» che il Vangelo definisce beatitudine (Mt 5,3), quella «povertà in spirito» propria di chi attende da Dio la propria salvezza. Solo chi è povero nel cuore (non di cuore!) è in grado di stabilire delle relazioni autentiche di solidarietà, è contento di condividere quanto possiede e di accogliere gli altri e di camminare insieme verso l¹ad-ventura (le cose che verranno) della vita. Per aiutare gli altri uomini e donne è necessario riscoprire la verità della fede: in Chi crediamo, di chi ci fidiamo? Di quel Dio che Šnella storia d¹amore che la Bibbia ci racconta,[ Egli] ci viene incontro, cerca di conquistarci fino all¹Ultima Cena fino al Cuore trafitto sulla croce, fino alle apparizioni del Risorto e alle grandi opere mediante le quali Egli, attraverso l¹azione degli Apostoli, ha guidato il cammino della Chiesa nascenteŠci scrive il Papa nella sua enciclica Caritas in veritate (n.17).
Proprio perché condividiamo la fede, come comunità cristiana siamo invitati ad operare assieme nella carità. Di pochi giorni fa è un Œmotu proprio¹ sul tema della carità, con cui il papa chiede ad ogni Vescovo di favorire la creazione, in ogni parrocchia della sua circoscrizione, d’un servizio di «Caritas» parrocchiale o analogo, che promuova anche un¹azione pedagogica nell¹ambito dell¹intera comunità per educare allo spirito di condivisione e di autentica carità. Qualora risultasse opportuno, tale servizio sarà costituito in comune per varie parrocchie dello stesso territorio.( § 1). Ci ricorda altresì di assicurare che, nell’ambito della parrocchia, insieme alla «Caritas» possano coesistere e svilupparsi altre iniziative di carità, chiedendoci di sviluppare il volontariato. Esso tra l¹altro trova nella nostra città molti ambiti di esercizio, e in particolare nelle iniziative a cui la Diocesi è storicamente legata come la Casa Benedetta Cambiagio, la Lega del Bene, la Casa del Giovane, il Centro di Aiuto alla vita di Belgioioso. E pure sono luoghi di servizio che indico come occasioni di imitare la fede di San Siro, le iniziative più recenti: la casa Betania, presso la parrocchia del Crocefisso, e la Casa della Carità per i parenti dei ricoverati negli ospedali.
La fede insomma ci invita ad accogliere il mistero di Dio, e a soffermarci sulla Trinità come l¹esempio più istruttivo e fecondo della stessa scelta di entrare in relazione con gli altri nel momento in cui si decide di donare qualcosa o addirittura di se stessi nel volontariato. Così ne parla il Papa, nella Caritas in Veritate, paragrafo 54:
Il tema dello sviluppo coincide con quello dell’inclusione relazionale di tutte le persone e di tutti i popoli nell’unica comunità della famiglia umana, che si costruisce nella solidarietà sulla base dei fondamentali valori della giustizia e della pace. Questa prospettiva trova un’illuminazione decisiva nel rapporto tra le Persone della Trinità nell’unica Sostanza divina. La Trinità è assoluta unità, in quanto le tre divine Persone sono relazionalità pura. La trasparenza reciproca tra le Persone divine è piena e il legame dell’una con l’altra totale, perché costituiscono un’assoluta unità e unicità. Dio vuole associare anche noi a questa realtà di comunione: « perché siano come noi una cosa sola » (Gv 17,22). Š.. Anche le relazioni tra gli uomini lungo la storia non hanno che da trarre vantaggio dal riferimento a questo divino Modello.

Affidiamo a San Siro, che ha saputo essere solidale con la folla di cui ci parla il Vangelo, due sogni che vorrei deporre questa sera dinanzi alla sua reliquia: il sostegno della comunità cristiana e civile al variegato mondo della solidarietà, del no-profit, e la scuola ³Cittadinanza e partecipazione² della Diocesi. 

San Siro ci aiuti a riflettere sulle attività del no-profit, che non distribuiscono reddito, ma hanno la capacità di mettere in comune le ricchezze umane. Egli ci stimoli a trovare vie di collaborazione con le forze produttive presenti in città e in Diocesi, così da imparare a progettare insieme possibilità di offrire lavoro a quanti ne sono privi e desiderano mettere le loro energie a servizio di un progetto comune. Un esempio è stato l’accordo voluto dai sindacati e il comune di coinvolgere le reti di solidarietà del no-profit in una costruzione solidale di iniziative per dare opportunità a chi ha perso il lavoro. La nostra Caritas ha sostenuto un progetto di assistenza notturna ai senza fissa dimora insieme alla Casa del giovane, alla ronda della carità e alla Croce Rossa, perché se qualcuno, nel rigido inverno in cui siamo immersi, venisse a trovarsi senza posto per dormire, la carità del volontariato non lo esporrebbe ai rischi di abbandono. Così come la battaglia contro la piaga del gioco d’azzardo è stata portata aventi dalla nostra comunità e ora ha sensibilizzato molte amministrazioni e molti educatori.
Sia San Siro a presidio e sostegno della Scuola di Cittadinanza e Partecipazione che inizierà con il prossimo gennaio, per attrezzare quanti lo desiderano a comprendere e a sviluppare nella vita e negli interessi dei credenti un pensiero critico e propositivo nei riguardi delle dimensioni sociali dell¹esistenza. E¹ chiaro infatti che solo una società viva, creativa e partecipe può rendere trasparente ed efficace la via della politica, strumento per conseguire il bene comune di cui tutti abbiamo assolutamente bisogno.”

Mons. Giovanni Giudici
(vescovo di Pavia)