Per il XVI anniversario della morte del Servo di Dio Mons. Luigi Giussani S. Maria del Carmine – Pavia – lunedì 22 febbraio 2021

22-02-2021

Carissimi amici,

Abbiamo la grazia di celebrare la Messa per tutta la Fraternità di Comunione e Liberazione, nel giorno in cui ricorre il sedicesimo anniversario della morte del Servo di Dio Mons. Luigi Giussani: vogliamo affidare al Signore il cammino del movimento, ricordando anche l’anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità, avvenuto l’11 febbraio 1982.

Non è certamente un caso che Don Giussani abbia vissuto il suo transito al Padre in questo giorno, festa della cattedra di San Pietro, perché egli ha sempre vissuto da figlio fedele e innamorato della Chiesa, accettando anche sofferenze e incomprensioni, e ha sempre educato le persone a vivere un’obbedienza reale e amorosa al Papa e ai vescovi, come strada di una sicura appartenenza al mistero di Cristo.

Nell’orazione colletta, all’inizio della celebrazione, la Chiesa mi ha messo sulla bocca parole che fanno percepire il carattere vivo e drammatico della storia in cui siamo immersi come cristiani: «Dio onnipotente, concedi che tra gli sconvolgimenti del mondo non si turbi la tua Chiesa, che hai fondato sulla roccia della professione di fede dell’apostolo Pietro».

Questo è il servizio fondamentale di Pietro e dei suoi successori: confessare davanti al mondo la fede in Gesù il Cristo, il Figlio del Dio vivente, confermare in questa fede la Chiesa, edificata sulla roccia della fede di Pietro. Noi amiamo il Papa, guardiamo a lui, preghiamo per lui, perché continui nel tempo a essere questo punto certo e sicuro nella professione della fede in Cristo.

Tra questi “sconvolgimenti del mondo”, possiamo riconoscere la situazione che stiamo condividendo, ormai da un anno, con i nostri fratelli uomini, determinata dalla pandemia ancora in atto, con le sue gravi conseguenze sanitarie, socio-economiche, umane, psicologiche e spirituali.

In queste ultime settimane, si sono alzate voci autorevoli per richiamare la grande sfida che si apre nel campo educativo, di fronte a segni crescenti e preoccupanti di un disagio diffuso tra gli adolescenti e i giovani, un disagio che si riflette anche nell’esperienza di fede, nel rischio di uno sfilacciamento dell’umano e di un indebolimento di un tessuto concreto e reale di appartenenza, così decisivo per la vita della fede. Papa Francesco, nel suo recente discorso al Corpo Diplomatico, lo scorso 8 febbraio, ha usato espressioni molto forti: «Assistiamo a una sorta di “catastrofe educativa”. Vorrei ripeterlo: assistiamo a una sorta di “catastrofe educativa”, davanti alla quale non si può rimanere inerti, per il bene delle future generazioni e dell’intera società». L’arcivescovo di Milano Mario Delpini, in un suo messaggio accorato dal titolo Posso chiedervi di condividere lo strazio dell’impotenza?”, ha espresso un grido che si fa preghiera: «Vorrei dare voce allo strazio dell’impotenza. Vorrei dare voce anche a tutti i genitori, gli educatori, gli insegnanti che percepiscono questo momento come una emergenza spirituale ed educativa e si rendono conto che non sono a portata di mano rimedi e soluzioni immediate. […] Brucia dover constatare la mia, la nostra impotenza. In questo momento non ho niente da rimproverare a nessuno, non ho niente da insegnare. Verrà il momento per discorsi più ragionati, per proposte e impegno: la Chiesa c’è, ci sarà, per tutti. Ma in questo momento porto davanti al Signore questi sentimenti, con la certezza che il Signore continua ad amare ciascuno, manda il suo Spirito a seminare consolazione, coraggio, sapienza».

Carissimi amici, una realtà come il movimento, generato da un carisma tipicamente educativo, dalla passione di un uomo, come Don Giussani, che si è sempre lasciato ferire dall’umanità dei più giovani e ha desiderato comunicare loro la fede come esperienza presente che fa rifiorire l’umano, non può non sentire l’urgenza di questo tempo: proprio per il carisma che segna la vostra storia, vi chiedo di prendervi a cuore il grido che si nasconde tra i più giovani, anche qui a Pavia, anche nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità. In questo senso, mi permetto di rinnovarvi l’invito che ho rivolto a tutte le comunità cristiane della Diocesi, nel breve Messaggio per la Quaresima: «Come nella scuola stanno emergendo i limiti della “didattica a distanza”, nonostante l’impegno e la passione di tanti nostri insegnanti nel loro prezioso servizio, ancora di più, nell’educazione alla fede e nella proposta della vita cristiana, è essenziale un rapporto tra persone, che possano incontrarsi e sentirsi coinvolte e chiamate per nome. Soprattutto per i ragazzi, gli adolescenti e i giovani, che rischiano di spegnersi o di restare soffocati dalle limitazioni di questi mesi e avvertono il bisogno di ritrovare spazi di relazione e di vita comune: anche per vivere l’avventura della fede!».

L’intenzione indicata per la nostra celebrazione acquista ancora più valore e senso, pensando al cammino, certamente non facile e complesso, della ripresa, lenta e progressiva, della vita nei prossimi mesi, anche per quello che riguarda il lavoro educativo con i più piccoli e i più giovani: «Nelle difficili circostanze che siamo chiamati a condividere con i fratelli tutti, chiediamo al Signore una coscienza vigile e grata del dono ricevuto nell’incontro con il carisma di don Giussani per servire sempre meglio la Chiesa, nel riconoscimento che ogni istante che passa è abitato da Cristo presente, perciò non c’è niente di inutile e tutto è segno di una indistruttibile positività».

Sono convinto che faccia parte di «questa coscienza vigile e grata del dono ricevuto nell’incontro con il carisma di don Giussani» prendersi a cuore il dramma che sta attraversando la generazione attuale, dramma che non nasce con il Covid, ma che certamente il Covid sta aggravando e portando alla luce. Il primo modo di accogliere l’immensa provocazione del presente è portare tutto al Signore, nell’umile domanda, nella mendicanza della preghiera e della penitenza.

Il primo contributo che possiamo dare ai nostri fratelli uomini è vivere e offrire luoghi umani, plasmati dalla fede, dal riconoscimento di Cristo presente, come avvenimento di umanità che si fa trasparente in volti e rapporti: i vostri gruppi di Fraternità e di Scuola di comunità, la compagnia vissuta nell’ambiente dagli universitari, dai ragazzi delle superiori in GS, dagli amici più piccoli che vivono il cammino dei “Cavalieri” nelle medie, sono chiamati a crescere proprio come esperienza di un’amicizia cristiana, che ridona gusto e passione alla vita e rende capaci di stare con libertà, con pazienza, con creatività nei limiti imposti dalla situazione, dalle circostanze.

Nel suo messaggio per questo anniversario, Don Julián Carrón cita un testo nel quale Joseph Ratzinger, già nel 1969, preconizzava un futuro della Chiesa, segnato da una riduzione d’incidenza sociale, e allo stesso tempo intravedeva la speranza di un nuovo inizio del cristianesimo, in piccole comunità di fede, aperte al mondo, capaci di destare un’attrattiva nel cuore degli uomini: «Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell’esperienza e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica. […] Gli uomini che vivranno in un mondo totalmente programmato vivranno una solitudine indicibile … Ed essi scopriranno allora la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto… La Chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà agli uomini come la patria, che ad essi dà vita e speranza».

Preghiamo che nella fedeltà al carisma suscitato dallo Spirito attraverso la persona e la testimonianza di Don Luigi Giussani, la Fraternità e il Movimento di Comunione e Liberazione possano contribuire a fare della Chiesa una casa, una patria per gli uomini feriti e confusi, soprattutto per le giovani generazioni smarrite in questo tempo. Amen!