La Cattedrale di Pavia è il risultato di lungo processo di trasformazioni planimetriche, strutturali e decorative susseguitesi dal VII Secolo d.c. fino agli anni Trenta del Novecento, quando la fabbrica fu completata con la realizzazione del transetto.
Nel Trecento, lo storico pavese Opicino de Canistris, documenta sul luogo del Duomo attuale la presenza di due cattedrali gemine unite ed intercomunicanti: Santo Stefano, la Cattedrale estiva ubicata a nord divisa in cinque navate e Santa Maria del Popolo, la Cattedrale invernale più piccola a tre navate e posta a sud.
Le basiliche medievali furono demolite progressivamente a partire dal XV secolo quando, parallelamente, si iniziò la costruzione della Cattedrale rinascimentale, la cui magnificenza avrebbe dovuto rappresentare il prestigio crescente della città nell’ambito della signoria degli Sforza.
La grandiosità dell’impresa originaria si tradusse in un progetto ambizioso elaborato dall’Amadeo e dal Rocchi, affiancati da Bramante la cui influenza è ancora riconoscibile, pur nella frammentarietà della secolare vicenda costruttiva, nella modularità e nello schema a pianta centrale in cui i quattro bracci convergono sotto la grande cupola.
I lavori di recupero e restauro intrapresi nel 2004 per la realizzazione del Museo della Cattedrale hanno portato alla luce uno spaccato del lungo cantiere della Cattedrale, rendendo visibili le uniche testimonianze rimaste in loco dell’antica Cattedrale di Santa Maria del Popolo e numerosi altri elementi di rilevante interesse storico ed architettonico.
L’intervento di restauro ha reso fruibili gli spazi sotterranei, che per molti anni erano rimasti quasi completamente inaccessibili, a causa del severo stato di degrado in cui versavano e ha restituito un patrimonio unico racchiuso all’interno del grande complesso monumentale della Cattedrale.
Il percorso museale, che si snoda interamente al di sotto del Duomo, è strutturato come itinerario che attraversa le trasformazioni architettoniche subite dalla Cattedrale nel corso della storia partendo dall’antica navata nord della cattedrale invernale, scendendo nella cripta romanica e concludendosi nello spazio corrispondente all’abside del braccio sud del transetto novecentesco.
Un unico suggestivo tracciato, a metà tra storia-architettura-tecnica ed allestimento museale, ricuce gli ambienti eterogenei per stagioni costruttive, per conformazione spaziale e per differenti livelli pavimentali.
A supporto della complessa articolazione, il Museo è corredato da pannelli esplicativi che, attraverso testi, fotografie e disegni, facilitano la comprensione delle vicissitudini del luogo e delle fasi dell’intervento di restauro.
Sul testo antico sono stati innestati gli elementi moderni e reversibili, essenziali per rendere praticabili e fruibili gli ambienti sotterranei e una passerella in profilati metallici sopraelevata sia rispetto al piano dei livelli archeologici sia alle scale originali consente, attraverso il piano di calpestio in grigliato, la visibilità dei ritrovamenti nelle zone sottostanti e garantisce l’accessibilità agli ambienti.
Gli scavi archeologici, effettuati nel primo tratto del percorso, hanno permesso di individuare strutture altomedievali, pilastri polilobati in cotto e lacerti del mosaico pavimentale appartenente all’antica pavimentazione romanica di Santa Maria del Popolo.
Tali ritrovamenti secondo l’approccio progettuale di tipo storico-conservativo che ha indirizzato l’intervento sono stati conservati in situ a testimonianza della stratificata edificazione del luogo ed in particolare è stato messo in evidenza un locale voltato, a pianta triangolare, delimitato dal sistema delle strutture di fondazione dell’ottagono della Cattedrale rinascimentale.
Sorprendente fu il fatto, che durante lo scavo del locale, sono stati scoperti anche il paramento murario romanico che delimitava la cripta a nord e le tracce di una quarta apertura e relativa scala che forniscono prove certe dell’esistenza di quattro scale che scendevano nell’ampia cripta in cui sono visibili le strutture romaniche preservate dalle demolizioni operate nel corso del XIX per la costruzione della cappella di Sant’Agostino.
Le ricostruzioni su fonti storiche descrivono la cripta come uno spazio caratterizzato da numerose colonne, con capitelli con apparato scultoreo diversificato su cui si impostava un sistema di volte a crociera contigue di ridotte dimensioni.
Oggi, gli elementi romanici restaurati coesistono con le strutture in calcestruzzo armato, ormai storicizzate, impiegate negli anni Trenta del secolo scorso per la realizzazione del transetto.
È importante sottolineare che durante la costruzione del transetto furono adottati particolari accorgimenti strutturali per salvaguardare le preesistenze romaniche e per preservare l’integrità dello spazio absidale della cripta.
Tali complesse soluzioni tecniche furono attuabili sfruttando le caratteristiche prestazionali del calcestruzzo armato che venne impiegato perché in grado di riunire i requisiti fondamentali di leggerezza e di rigidità necessari per ridurre le sollecitazioni unitarie sul terreno e per contrastare le spinte orizzontali provocate dal peso dell’ingente mole della cupola in laterizio.
Dopo questa prima fase di restauri, l’itinerario termina in corrisponde dell’abside del braccio del transetto meridionale, ma in futuro potrà ampliarsi con la continuazione al di là dell’attuale zona di intervento, negli ambienti sottostanti la sacrestia dei Canonici concludendosi nella cripta bramantesca, dalla quale si potrebbe raggiungere l’interno della Cattedrale.