Ascensione del Signore, festa di speranza e di presenza

“Oggi è la prima domenica in cui, dopo più di due mesi, possiamo finalmente celebrare l’Eucaristia con la presenza del popolo di Dio: è per me una gioia grande rivedere il nostro duomo rianimarsi di presenze e di persone, e tornare a essere davvero casa di Dio e del suo popolo! Ed è bello che questa domenica di ripresa coincida con la festa dell’Ascensione del Signore, una celebrazione pervasa di letizia e di speranza”.

Queste le parole introduttive pronunciate dal Vescovo Corrado nell’omelia di domenica 24 maggio, festa dell’Ascensione del Signore e prima domenica di ritorno dei fedeli nelle chiese, rispettando le norme di sicurezza anti-covid.

Mons. Sanguineti, nella sua omelia (LEGGIBILE E SCARICABILE QUI) fa continui riferimenti alla speranza cristiana, di cui la festa dell’Ascensione è simbolo reale: “C’è una speranza affidabile, c’è un tesoro di gloria e di vita, racchiuso nell’eredità che Dio prepara per noi, nella comunione dei santi, nella festa eterna del cielo: Cristo risorto che ora siede alla destra del Padre, che vive per sempre in Dio, Signore e capo del corpo che noi veniamo a formare, il corpo dei credenti, il corpo della sua Chiesa, è la nostra speranza, è promessa certa di una vita oltre la morte, che ci sottrae al nulla! Quanto abbiamo bisogno di risentire la parola della speranza cristiana, in questo tempo di ripresa, in cui s’intrecciano desideri, timori e incertezze, per la nostra vita personale e sociale! In un mondo che spesso ha smarrito il senso pieno della vita, la prospettiva chiara del destino eterno a cui Dio ci chiama, abbiamo bisogno di riscoprire la verità che Cristo dischiude e rivela: siamo fatti per una pienezza di vita oltre la soglia del tempo e della morte, «siamo fatti per non morire più», ed è una vita che riguarda il nostro essere anima e corpo, spirito e materia. Allora la memoria dei nostri defunti, di coloro che ci hanno lasciato in questi mesi di epidemia e che magari non abbiamo potuto nemmeno salutare, non si tinge solo di mestizia, ma di una speranza profonda e invincibile: non sono perduti, in Cristo noi li ritroveremo”.