Santa Pasqua 2019: “Cristo Vive!”

L'editoriale del Vescovo Corrado Sanguineti sul settimanale diocesano Il Ticino

 

Lo scorso 25 marzo, nella solennità dell’Annunciazione, Papa Francesco ha voluto firmare sull’altare della Santa Casa di Loreto la sua esortazione apostolica postsinodale, frutto del Sinodo svolto nell’ottobre scorso sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. È stata poi pubblicata e presentata alla stampa il 2 aprile, giorno della morte di San Giovanni Paolo II, il Papa che ha inventato le Giornate mondiali della gioventù. Il titolo di questa lunga e intensa lettera, rivolta ai giovani e a tutto il popolo di Dio, ha un tono pasquale: “Christus vivit”, “Cristo vive”. Per questo motivo, credo che leggere in questo tempo che si apre con la festa pasquale della risurrezione di Cristo, le pagine di Francesco, scritte per i giovani, credenti, ma anche non credenti o distanti dalla vita della comunità cristiana, possa fare bene a tutti, perché vi sono delle provocazioni che siamo chiamati a raccogliere come Chiesa e come società, se abbiamo a cuore il presente e il futuro, rappresentato dalle giovani generazioni. Come afferma lo stesso Papa all’inizio della sua lettera: «A tutti i giovani cristiani scrivo con affetto questa Esortazione apostolica, vale a dire una lettera che richiama alcune convinzioni della nostra fede e, nello stesso tempo, incoraggia a crescere nella santità e nell’impegno per la propria vocazione. Tuttavia, dato che si tratta di una pietra miliare nell’ambito di un cammino sinodale, mi rivolgo contemporaneamente a tutto il Popolo di Dio, ai pastori e ai fedeli, perché la riflessione sui giovani e per i giovani interpella e stimola tutti noi» (Christus vivit, 3). Lo sguardo pieno di tenerezza e di passione verso i giovani, che il Papa testimonia nei suoi gesti e nelle sue parole, lontano da ogni finto “giovanilismo” o dai discorsi un po’ banali sui giovani, come se fossero un universo a sé stante, dovrebbe interpellare la nostra Chiesa e la nostra città di Pavia, caratterizzata dalla presenza di un grande numero di giovani, che camminano nelle nostre strade, abitano case e collegi, come studenti e dottorandi della nostra Università o impegnati in attività di lavoro e di ricerca nei grandi centri della sanità pavese o in altri ambiti professionali, anche nuovi o in via di sviluppo.

L’evento che ha segnato l’inizio di una storia nuova

La Pasqua che la Chiesa celebra nella domenica della risurrezione e nei cinquanta giorni successivi, fino alla solennità di Pentecoste, è memoria e annuncio dell’evento che ha segnato l’inizio di una storia nuova, di una presenza nuova che nulla e nessuno riesce totalmente a cancellare dalla vita degli uomini, anche oggi nel 2019. Come comunità cristiana, non abbiamo altro tesoro che questa Presenza che vive ora tra noi, che si dona a noi nella parola del Vangelo e delle Scritture, nei sacramenti, nell’Eucaristia che celebriamo di domenica in domenica, nella carità vissuta e praticata, nel volto dei testimoni di ieri e di oggi, quei “santi dalla porta accanto”, che continuano a incrociare la vita degli uomini e delle donne, e tra questi non mancano giovani, autentiche sorprese di Dio per i nostri tempi. Celebrare la Pasqua è ritrovare e riconoscere i segni del Risorto, come segni di speranza in mezzo alle contraddizioni e alle oscurità della storia e dell’esistenza, è nutrire il desiderio che anche i giovani dei nostri giorni, della nostra città e della nostra terra possano incontrare il volto di Cristo, il Vivente, l’eternamente giovane, possano innamorarsi di lui e in lui far rifiorire la loro giovinezza, con tutte le sue potenzialità di bene, di creatività, di futuro.

Offrire ragioni vere di speranza ai nostri giovani

Come comunità credente e come società, dovremmo sentirci coinvolti nel creare e offrire spazi di vero protagonismo per i nostri giovani, mettendoci in ascolto delle loro domande, spesso inespresse, dei loro desideri più profondi e autentici, e nello stesso tempo, dovremmo poter offrire ragioni vere di speranza, parole di vita sostanziose e affidabili, esperienze di servizio, di lavoro, di socialità positiva e bella. Come Chiesa che è in Pavia, stiamo cercando di coinvolgere di più i giovani che già camminano nelle nostre comunità, perché loro stessi siano protagonisti nella testimonianza e nella proposta di gesti e momenti, dove poter fare esperienza dell’essere discepoli e amici di Cristo, dove poter condividere con noi pastori, vescovo e presbiteri, con altri adulti ed educatori, con compagni di cammino i loro interrogativi, le sfide che più sentono nel vivere oggi la fede. Così il mistero della Pasqua, la vita nuova che ha iniziato a farsi luce nel buio del sepolcro dove avevano deposto il corpo martoriato di Gesù, potrà continuare a illuminare la vita dei giovani, degli uomini e delle donne di oggi. Mi permetto di concludere queste mie riflessioni, con un augurio di buona Pasqua a tutti i pavesi, a tutti coloro che abitano la città e la Diocesi di Pavia, in particolare a tutti i giovani, e rivolgo a loro, facendole mie, le parole commosse che Papa Francesco ha scritto all’inizio e alla fine della sua lettera: «Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza. (…) Cari giovani, sarò felice nel vedervi correre più velocemente di chi è lento e timoroso. Correte “attratti da quel Volto tanto amato, che adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci”» (Christus vivit, 1-2.299).

Mons. Corrado Sanguineti

(Vescovo di Pavia)