Riscopriamo il dono dell’Eucarestia

Nei prossimi giorni, dal 15 al 18 settembre, la Chiesa italiana celebra il Congresso Eucaristico Nazionale a Genova sul tema: “L’Eucaristia, sorgente della missione”. Potrebbe sembrare un gesto celebrativo un po’ lontano dal vissuto delle nostre comunità e dalle preoccupazioni e sfide che ci ritroviamo di fronte, in questa ripresa dell’ordinaria attività, considerando gli eventi drammatici che hanno segnato gli scorsi mesi: dai terribili attentati terroristici, alle tante guerre che colpiscono soprattutto popolazioni inermi, dal complesso fenomeno dei profughi e dei migranti, che bussano alle nostre porte, al recente sisma che ha devastato zone dell’Italia centrale, dalle fatiche quotidiane di tante famiglie impoverite e di tante persone, senza lavoro e senza prospettive certe per il futuro, agli interrogativi sugli scenari della nostra economia, che sembra inseguire una ripresa sempre rimandata al domani.
In questo contesto, perché celebrare un Congresso Eucaristico? Che cosa significa un tale evento per il nostro oggi? Che messaggio vuole offrire la Chiesa in Italia attraverso il convenire di rappresentanti di tutte le nostre Diocesi a Genova intorno al segno dell’Eucaristia, mentre prosegue il Giubileo della Misericordia?
Non tutti forse lo sanno, ma i Congressi Eucaristici sono nati alla fine dell’Ottocento e sono stati celebrati sia come raduni internazionali (il primo nel 1881 e l’ultimo lo scorso gennaio nelle Filippine), che come incontri nazionali (il primo in Italia risale al 1891), con lo scopo di professare, in modo solenne e pubblico, la fede nell’Eucaristia, sacramento della viva e reale presenza di Cristo, da adorare, da celebrare e da accogliere come nutrimento dei credenti; accanto a questa finalità celebrativa e di corale testimonianza di fede, i Congressi Eucaristici sono sempre stati momenti di approfondimento, nei quali conoscere sempre di più i contenuti e le sorgenti della fede della Chiesa in questo mistero che rappresenta il cuore della sua vita; infine, nei Congressi, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, si è accentuata anche una dimensione di ascolto e di attenzione alla realtà del mondo, per sostenere una presenza attiva dei cristiani dentro la storia, capace d’incontro e di relazione con gli uomini del nostro tempo.

La Chiesa italiana si ritroverà a Genova

Queste finalità, che hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo dei Congressi Eucaristici, restano valide, anche se oggi chiedono d’essere realizzate in forme più essenziali, meno ‘fastose’ e meno barocche di quelle di un tempo: in fondo, il senso dell’evento che la Chiesa italiana vivrà a Genova è il ritrovarsi, come credenti e discepoli del Signore, intorno a Lui, alla Sua presenza nel segno così semplice e così poco spettacolare di un pane spezzato e donato, e certamente partecipare ai momenti celebrativi del Congresso, anche unendoci nella preghiera e nell’adorazione, nella nostra Diocesi e nelle nostre parrocchie, è ritrovare l’origine del nostro essere Chiesa: siamo la comunità di uomini e donne, convocati a formare un solo corpo, chiamati a seguire e ad amare lo stesso Signore, ed egli, in quanto risorto, è vivo tra noi, e si dona continuamente a noi nel sacramento del suo Corpo, dato per noi, e del suo Sangue, versato per noi.
Proprio l’Eucaristia è il segno supremo di questo quotidiano venire a noi di Cristo, Lui, che come salvatore, pieno di tenerezza e di pietà, viene a noi per risollevarci, per perdonarci, per rimetterci sempre in cammino: davvero, come recita il titolo del Congresso, riprendendo una bella espressione della quarta Preghiera Eucaristica, “nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro”.
Riscoprire il dono dell’Eucaristia, che segna il ritmo delle nostre comunità, di domenica in domenica, ritrovare la grazia di questa silenziosa Presenza che abita nelle nostre chiese, e che possiamo incontrare nel gesto dell’adorazione, comunitaria e personale, qui sta il senso più profondo e più autentico dell’evento a cui possiamo partecipare, in modi diversi, sia andando a Genova, sia restando nelle nostre comunità.

Il coraggio di ricentraci sull’essenziale
Può sembrare strano, ma è proprio l’umiltà e il coraggio di ricentrarci sull’essenziale, che può rinnovare in noi cristiani la passione della testimonianza, e l’impeto della carità, una carità operosa che sa chinarsi sui bisogni dei fratelli, e cha sa abitare dentro le sfide e le fatiche dei nostri giorni. Ecco perché l’Eucaristia è davvero “sorgente della missione” e solo una Chiesa che si lascia innamorare e conquistare dal suo Signore, saprà essere una comunità spalancata al mondo, tesa a testimoniare a tutti la bellezza e la gioia della fede: quanto più andiamo al centro e alla radice della nostra vita di discepoli, tanto più diventeremo capaci di vivere nel reale, portando in noi la novità di una Presenza amica, che è misericordia, per noi e per ogni uomo. Ora che cosa c’è di più sostanziale e radicale dell’Eucaristia, la viva presenza del Signore nel segno del pane e del vino, memoria sempre rinnovata del suo dono d’amore sulla croce e della sua risurrezione?
D’altronde i grandi testimoni della carità, i santi missionari e costruttori di forme nuove di vita cristiana sono sempre stati uomini e donne eucaristici, che hanno messo al centro della loro vita l’Eucaristia, e hanno conformato il loro modo d’essere e d’agire al mistero racchiuso in questo sacramento: così hanno realizzato lo spettacolo di umanità bella, vera e buona, un’esistenza segnata dalla lode, dal senso profondo della gratuità e del dono, dal servizio e dalla dedizione piena ai fratelli poveri, sofferenti, bisognosi sotto tanti aspetti, indigenti nel corpo e nel cuore, affamati di pane e di ideali per cui valga la pena vivere.

La testimonianza di misericordia di Santa Madre Teresa di Calcutta
Così percepiamo il legame forte che unisce l’Eucaristia e la testimonianza della misericordia, alla quale continuamente ci richiama il Papa in questo Anno Santo Straordinario. Celebrando sabato scorso 3 settembre il Giubileo degli operatori di misericordia, Francesco ricordava: «Il nocciolo della misericordia è questo dialogo con il cuore misericordioso di Gesù». È un dialogo che avviene e cresce soprattutto nel contatto con la presenza eucaristica del Signore, è un dialogo che va coltivato, dando tempo e spazio per stare in adorazione dell’Eucaristia, e per nutrirci di questo pane di vita, partecipando al gesto che celebra e ripresenta il sacrificio della croce.
Testimonianza potente di questo legame e di quanto sia essenziale l’Eucaristia per vivere le opere di misericordia, è la nuova Santa, Madre Teresa di Calcutta, canonizzata lo scorso 4 settembre. Alcuni anni fa, la Superiora delle Missionarie della Carità, così descriveva la loro vita e ciò che avevano imparato dalla Madre: «La nostra vita come Missionarie della Carità e il nostro lavoro di amore tra i più poveri dei poveri sono il prolungamento del sacrificio eucaristico che abbiamo offerto. Adoriamo Gesù nell’Eucarestia e lo serviamo e amiamo negli altri e nei più poveri dei poveri”. Madre Teresa ricordava che “quanto più tenero è il nostro amore per Gesù, pane di vita nell’Eucarestia, tanto più tenero sarà il nostro amore per Cristo assetato nei più poveri dei poveri” (Suor Nirmala Joshi, “La forza dell’Eucarestia nella vita di Madre Teresa”).
Celebrare il Congresso Eucaristico a Genova non è perciò un gesto rituale, staccato dalla vita, né tanto meno, una sorta di fuga dalla storia: è ripartire dall’unica Presenza che ci ridona la gioia d’essere uomini e ci fa essere, nel mondo, segni della misericordia e della speranza che non delude.