Blasonatura e illustrazione dello stemma di S.E. mons. Andrea Migliavacca

Blasonatura.
Mantellato rialzato: nel primo, d’oro alla croce di S. Andrea di legno al naturale; nel secondo, d’azzurro alla cometa d’oro di sei raggi ondeggiante in sbarra; nel terzo, di rosso al cesto d’oro contenente cinque pani dello stesso crocettati di nero, sostenuto da un pesce curvo rivoltato d’argento posto in fascia e sinistrato da altro pesce d’argento uscente in banda.
Motto: “Maestro dove abiti?” in lettere maiuscole di nero caricato su cartiglio esterno al naturale.

Commento.
Lo stemma di Mons. Andrea Migliavacca è costituito dallo scudo e dagli ornamenti ad esso esterni, che sono i tradizionali contrassegni della dignità vescovile: il cappello verde dal quale pendono dodici nappe del medesimo colore, sei per parte disposte in tre ordini; la croce d’oro con un solo braccio trasverso accollata allo scudo ed emergente nella parte alta e nella punta; essa è ornata di cinque gemme rosse, che ricordano le cinque piaghe di Gesù crocifisso e manifestano dun que come la croce non sia solo semplice contrassegno di dignità ma anzitutto lo strumento della salvezza.
La forma stilizzata degli ornamenti e del cartiglio è simile a quella dello stemma di S. Ecc. Mons. Giudici ed è questo un atto di omaggio e di devozione di Mons. Migliavacca nei confronti del Vescovo Giovanni con il quale egli ha per anni collaborato e che gli trasmette con la sacra ordinazione la pienezza del sacerdozio.
Il cartiglio ai piedi dello scudo contiene la frase evangelica “Maestro dove abiti?”, ossia la richiesta rivolta a Gesù (Gv 1, 38) e attribuibile a S. Andrea, che fu il primo degli Apostoli ad essere chiamato.
Questo motto riassume l’atteggiamento personale e pastorale di mons. Migliavacca: mettersi alla ricerca del Signore e comunicare agli altri questa fondamentale esperienza di fede. Lo scudo è stato costruito con elementi che sviluppano il messaggio trasmesso dal motto.
Esso è diviso in tre parti da due linee che partendo dal centro del lato superiore, si divaricano e curvano simmetricamente verso i due lati per terminare nella loro metà inferiore. Questa suddivisione si chiama “a mantello rialzato”, perché ricorda il petto di una persona che porti un mantello sollevato ai fianchi (ad es. il sacerdote quando indossa il piviale i cui lembi vengono sostenuti ai suoi fianchi da due diaconi).
Nella parte centrale, sul campo d’oro spicca la croce di S. Andrea, rappresentata non come mera figura convenzionale araldica, ma nel suo aspetto di strumento del martirio di questo apostolo, ossia sotto forma di due pali lignei decussati. S. Andrea è il santo di cui Mons. Migliavacca porta il nome ed è anche patrono del Seminario di Pavia, dove il Vescovo è stato rettore per 14 anni; ed è pure il modello dell’atteggiamento pastorale del Vescovo, come abbiamo ricordato a proposito del motto.
Nel la parte dello scudo che l’araldica considera di destra (quello a sinistra di chi guarda), è raffigurata una stella cometa che ondeggia nel cielo azzurro. Essa ricorda la stella che guidò i Magi nella loro tenace e faticosa ricerca di Gesù, e dunque l’atteggiamento di ricerca del Signore da parte dell’uomo, suggerendo che questo cammino necessita della luce che viene dall’alto, che illumina le tenebre e aiuta a dirigere i propri passi nella giusta direzione. È la luce della grazia e della parola di Dio, “lampada sul nostro cammino” (cf. Sal 118, 105).
Nel terzo campo, di colore rosso, si vede un canestro con cinque pani e due pesci. Queste figure evocano il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci operato da Gesù che con queste semplici e poche vivande sfamò una folla numerosa (Gv 6, 4-13). Pani e pesci vennero dati a Gesù da un ragazzo, segnalatogli proprio dall’apostolo Andrea (v. 8), e questo piccolo discepolo mise nelle mani di Gesù tutto quello che aveva in quel momento per sfamarsi: con questo suo dono rese possibile il miracolo. Anche da questo episodio evocato nello stemma traiamo l’insegnamento che la sequela di Gesù ci richiede sacrificio, affidamento a lui di noi e di tutto quello che è nostro, e questo non ci impoverisce ma arricchisce noi e gli altri. La tradizione vuole che questo anonimo ragazzo del Vangelo fosse Siro, divenuto poi vescovo di Pavia, diocesi della quale egli è oggi il patrono principale, e la cui festa coincide con la data dell’ordinazione episcopale di mons. Migliavacca.
I colori azzurro e rosso presenti nello scudo, espressamente voluti da mons. Migliavacca, evocano il ricordo del Gruppo scout Agesci Pavia 1, del quale egli fu per anni assistente.

Blasonatura, commento e consulenza araldica: Fausto Ruggeri
Realizzazione grafica: Lorenzo Venturini.