“Usciamo dall’indifferenza per aiutare chi soffre”

“Uscire dall’indifferenza, educarci ad avere un cuore misericordioso”. E’ il titolo del  messaggio del vescovo Giovanni Giudici alle famiglie della diocesi di Pavia, in occasione della Santa Pasqua. La lettera è disponibile presso l’ufficio pastorale della curia vescovile (in piazza Duomo 12 a Pavia).
In questa intervista a “il Ticino” di questa settimana e a Radio Ticino Pavia (Fm 91.8 – 100.5), che proponiamo anche sul nostro sito, il vescovo illustra i contenuti e le finalità del suo messaggio.
Mons. Giudici, perché ha scelto questo titolo?
“Il punto di partenza è l’invito a non essere indifferenti, ripetutamente rivolto a tutti noi da Papa Francesco. Con questa parola il Pontefice individua una ‘malattia contemporanea’ piuttosto diffusa: oggi i media ci mettono in contatto quotidiano con tante fatiche e sofferenze, ma ormai si assiste a queste tragedie quasi come di fronte a uno spettacolo. Il Papa invece ci invita ad appassionarci ai fatti umani, sforzandoci di immaginare la nostra condizione nel caso in cui ci trovassimo al posto di chi soffre. E’ questo l’atteggiamento che si deve avere per uscire dall’indifferenza”,
Per sviluppare il suo messaggio, lei prende spunto dalla parabola del Vangelo di Luca in cui un uomo percosso a sangue e abbandonato sulla strada viene soccorso dal Samaritano, mentre era stato lasciato solo dal Sacerdote e dal Levita. Una pagina di Vangelo che ci fa riflettere sul tema del prossimo.
“Il Sacerdote e il Levita non si fermano a soccorrere l’uomo non perché sono indifferenti, ma perché il servizio al culto che svolgono non consente loro di toccare il sangue del ferito. Il primo messaggio che ci trasmette il Vangelo è che il culto, la fede e i gesti liturgici non possono prescindere dalla carità. E’ significativo poi che Gesù prenda come esempio positivo un Samaritano, un uomo ritenuto indegno dalla cultura dominante dell’epoca; è come se Gesù ci dicesse ‘la carità la trovi dove meno te l’aspetti’. Gesù ci invita quindi a essere persone che collaborano nella carità. Infine Gesù ci fa passare dalla domanda ‘chi è il mio prossimo?’ all’altro interrogativo ‘come posso amare il prossimo?’: per dare una risposta a questi interrogativi, Gesù sottolinea tutti i gesti con cui il Samaritano aiuta l’uomo percosso”.   
Citando il Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima in cui si parla ancora una volta di “globalizzazione dell’indifferenza”, lei ci propone tre passi per superare questa indifferenza.
“L’idea proposta dal messaggio per la Pasqua, che ho scritto riprendendo i temi caratteristici della lettera di Papa Francesco, è prima di tutto legata alla consapevolezza di essere amati da Dio: è Gesù che ci ha ‘lavato i piedi’. Di conseguenza noi dobbiamo ‘lavare i piedi’ agli altri, e farci carico delle loro difficoltà e miserie. Ma noi stessi dobbiamo anche imparare a  farci ‘lavare i piedi’; a volte è più facile amare gli altri, che riconoscere l’importanza di essere amati, perdonati e aiutati. Un secondo passo riguarda la capacità di vivere la misericordia all’interno della mia comunità parrocchiale: è sulla concretezza di queste persone, di cui conosco i volti e anche le debolezze, che deve esercitarsi la mia misericordia. Talvolta è più facile perdonare chi è lontano, perché nutriamo sempre delle pretese verso chi ci è vicino. Un cuore misericordioso non ha pretese e ama con serenità. Infine l’ultimo passo, come ci ricorda la Quaresima, prevede che la misericordia debba anche diventare opera di carità: la Diocesi ha proposto alcuni interventi che ci sembrano importanti”.
Vuole ricordare le opere di carità proposte dalla Diocesi di Pavia per questa Quaresima?
“Aderire a due progetti in Zambia per completare il reparto di maternità dell’ospedale di Chikuni e avviare un percorso educativo con i giovani di Manungu (Monze); sostenere la cooperativa “Il Convoglio”, nata per il reinserimento delle persone uscite dal carcere; farsi carico dell’ospitalità dei malati e dei loro familiari attraverso l’opera diocesana ‘Casa della Carità’ “.
In definitiva, mons. Giudici, con quale propositi e con che disposizione d’animo ci consiglia di vivere questa Quaresima?
“Prima di tutto con la persuasione che il Signore, con la Sua Grazia e il Suo Amore, ci aiuta a percorrere il cammino verso la Pasqua. Poi è importante vivere questo cammino nella quotidianità; anche nei gesti più semplici possiamo offrire una dimostrazione concreta del nostro legame con Cristo e dell’attenzione che prestiamo verso gli altri fratelli. L’orizzonte che la Quaresima pone di fronte a noi stessi è la società globale, con le sfide e le difficoltà che propone. Anche attraverso il sostegno che garantiamo agli altri, mediante i frutti della penitenza, possiamo aiutare questo mondo a vivere con maggiore giustizia ed equità, in clima più rispettoso delle persone”.
 
Alessandro Repossi
(twitter @alerepossi)