Pavia, una folla ai funerali di Andy Rocchelli

Il cortile del seminario vescovile di Pavia ha ospitato questa mattina, venerdì 30 maggio, le esequie di Andy Rocchelli, il 30enne fotoreporter pavese ucciso sabato 24 maggio da un colpo di mortaio a Sloviansk, in Ucraina, luogo cruciale del confronto armato nella regione di Donetsk tra esercito ucraino e filo-russi. Una folla di parenti e amici si è stretta attorno ai familiari di Andy Rocchelli. Erano presenti, tra gli altri, anche il vescovo Giovanni Giudici, il sindaco Alessandro Cattaneo, il presidente della Provincia Daniele Bosone e il rettore Fabio Rugge oltre a numerosi docenti dell’Università di Pavia: la professoressa Elisa Signori, mamma del fotografo ucciso, è docente di Storia contemporanea all’Università di Pavia. C’erano anche gli amici di “Cesura Lab”, il collettivo di fotografi-narratori di Pianello Valtidone (Piacenza) fondato tra gli altri da Rocchelli.
Don Andrea Migliavacca, rettore del seminario di Pavia, grande amico di Andy sin dai tempi in cui il fotoreporter da ragazzo frequentava il gruppo scout, ha ricordato Rocchelli come “amico e fratello”. “Il seminario – ha ricordato don Andrea – era un luogo a lui familiare, dove Andy diceva sempre di sentirsi “a casa”. Andy è stato un amico, nella condivisione di tanti momenti di dialogo: con i suoi racconti proponeva immagini che ci scaldavano il cuore. La sua vita è stata popolata da tante presenze, tutte importanti. Ma Andy è stato per noi anche un fratello che ha detto sempre con schiettezza ciò che pensava, con la stima e il rispetto di chi aveva davanti”. Un amico del Senegal ha descritto Andy Rocchelli come “una persona che sapeva raccontare le sue storie senza usare parole difficili. Era un uomo pacifico che si è sempre impegnato per la pace. Mi ha aiutato a ritrovare la fiducia negli altri che, per la mia condizione di immigrato, avevo perso”.
Una rappresentante della comunità ucraina di Pavia ha voluto esprimere la sua vicinanza ai familiari di Rocchelli: “L’ho conosciuto ad un incontro svoltosi il 2 aprile a Pavia: mi ha colpito l’onestà con cui raccontava i fatti senza prendere posizione, sentendo il dovere di arrivare alla verità. Da madre di un figlio che in Ucraina sta difendendo la patria dagli aggressori, mi sento molto vicina al dolore della mamma di Andy”. Infine il ricordo degli amici e compagni di lavoro di “Cesura Lab”: “Oggi il nostro collettivo compie sei anni; Andy era il motore brillante del nostro gruppo. Ci diceva sempre: “Ciò che è importa è l’anima di quello che facciamo”. Spesso aggiungeva anche: “Confrontandomi con il diverso riesco a sentire me stesso” “. (A.Re.)