Tornano i giorni di San Siro, nel clima natalizio che già si respira nelle strade e tornano in un momento non facile per la nostra città. Se abbiamo gli occhi aperti, avvertiamo con preoccupazione i bisogni e i disagi che soffrono le persone più fragili e “marginali” a Pavia e nei nostri paesi: i senza tetto, gli stranieri, le famiglie in povertà o che faticano nel quotidiano, chi fa lavori precari o sottopagati, chi non riesce a trovare una casa con affitti sostenibili, chi soffre per ritardi negli esami medici e nelle prestazioni della sanità pubblica e non ha risorse per ricorrere al “privato”, ragazzi e giovani che, impauriti della realtà, si chiudono nei loro mondi virtuali, nell’impotenza dei loro genitori a farli uscire dalle loro stanze, adolescenti anche giovanissimi che finiscono vittime di dipendenza (uso di sostanze, alcool, fumo, ludopatia, internet e digitale, pornografia) o compiono atti di violenza e di bullismo, anche in gang organizzate.
E poi il venire alla luce di un “Sistema Pavia” caratterizzato da pratiche illegali, con la compiacenza e il coinvolgimento di professionisti, di funzionari in servizio presso lo Stato, forse anche di soggetti con responsabilità amministrative. Ovviamente occorre non generalizzare, attendere le verifiche e lo svolgimento dei processi, senza dimenticare il principio della “presunzione d’innocenza” e senza favorire “macchine del fango” che amano rovinare esistenze e carriere delle persone. Però che qualcosa non abbia funzionato in questi anni, che ci sia stata un’irresponsabile condiscendenza a prassi poco corrette, che occorra un sussulto di coscienza e di passione morale e civile, è abbastanza evidente.
In questo orizzonte, la memoria di San Siro, primo Vescovo e patrono della città e della Diocesi, rappresenta un valore per tutti i pavesi, qualsiasi sia il ruolo e l’ispirazione ideale, credenti e non credenti: nella nostra tradizione San Siro è associato al segno del pane, il pane sostanzioso della carità e della verità, senza il quale nessuna comunità si sviluppa in modo veramente umano. Infatti, accanto ai segni negativi, che suscitano preoccupazione e possono generare disaffezione al bene comune della polis, ci sono anche oggi persone e realtà che continuano a offrire il pane della carità e della verità, come eredi, talvolta inconsapevoli, della testimonianza di San Siro: occorre riconoscere queste presenze positive, sostenere ciò che sono e ciò che fanno, contagiare sempre più persone in questo movimento di vita e di costruzione che cerca, con passione e con pazienza, di aprire percorsi di bene e di cura, di prendersi a cuore soggetti fragili e a rischio, di far crescere germogli di speranza e di futuro. Che cosa sarebbe la nostra città senza le mille espressioni del volontariato che condividono esistenze sofferte, che promuovono la vita, in ogni condizione, dal grembo materno al tempo prezioso della vecchiaia fino al passaggio della morte, senza i tanti docenti, dirigenti e operatori nel mondo delle scuole e dell’università che si dedicano con passione e competenza alla formazione delle giovani generazioni, dai più piccoli delle scuole materne ai giovani universitari, dottorandi e specializzandi? Che cosa sarebbe Pavia senza l’opera degli oratori e delle parrocchie e di altre realtà ecclesiali che diventano casa per tutti, offrendo luoghi ed esperienze di crescita umana e cristiana a bambini, ragazzi e adolescenti, alle loro famiglie? Che cosa sarebbe il nostro territorio senza l’azione di chi promuove un lavoro dignitoso, gratificante e responsabilizzante, superando la logica miope del solo profitto e di un’economia che produce disparità sempre più vistose nel reddito e nelle condizioni di vita? Senza le numerose associazioni che favoriscono la coesione sociale, con iniziative e punti di ritrovo importanti per non far prevalere un individualismo triste e senza respiro?
Credo che sia compito primario di chi, a diverso titolo, riveste un compito di guida e di responsabilità, a livello politico e amministrativo, sociale ed economico, culturale e formativo, ecclesiale e religioso, conoscere, incoraggiare, sostenere anche fattivamente chi non rinuncia alla bellezza dell’avventura umana e propone qualcosa che risponda al bisogno di significato e di vita che anima il cuore di ogni persona. Più cresceranno soggetti vivi che nella realtà testimoniano un atteggiamento positivo di fronte alle tante emergenze e ai differenti problemi, più saremo figli ed eredi degni di San Siro, come pavesi: in ogni ambiente e in ogni ruolo, la differenza la fanno le persone, il loro cuore teso al vero, al buono e al bello. Chi è cristiano, chi ha la grazia di vivere la fede, dovrebbe essere ancora più spinto e motivato a muoversi così e a sentire come alleato chiunque viva lo stesso impeto di bene.
Mons. Corrado Sanguineti
(Vescovo di Pavia)






