Farmacisti volontari
L’Associazione è nata per volontà della Federazione degli Ordini nel 2009, all’indomani del terremoto che ha devastato L’Aquila e, da allora, non ha mai fatto mancare il suo supporto alla popolazione nelle catastrofi, purtroppo frequenti, che hanno colpito il paese..
In questi anni, l’Associazione è costantemente cresciuta, sia nel numero dei colleghi che hanno aderito e delle Associazioni provinciali e regionali, sia nei mezzi e nelle strutture, sia nelle competenze e nelle conoscenze, acquisite attraverso momenti di formazione organizzati in collaborazione con la Protezione Civile.
Anche nella situazione drammatica creata dalla pandemia i volontari non hanno esitato a lasciare la loro attività e le loro famiglie per supportare il Servizio sanitario e rispondere ai bisogni della collettività: negli hub vaccinali, come nelle strutture in cui era necessario assistere i cittadini e garantire il rispetto delle misure di prevenzione del contagio.
A giugno del 2021 è stata costituita anche la sezione Lombarda dei Farmacisti Volontari per la Protezione Civile in collaborazione tra tutti gli ordini dei farmacisti delle province lombarde.
A Pavia abbiamo organizzato il primo evento in occasione della Giornata di Raccolta del Farmaco allestendo un banchetto per sensibilizzare la cittadinanza a compiere un gesto di solidarietà.
Per saperne di più invitiamo ad ascoltare l’intervista rilasciata dalla Dott.ssa Cristina Braschi alla Provincia Pavese nel mese di febbraio 2025.
https://www.youtube.com/live/t4uz1dGnbMA?si=qGBcpVztkD-SyRUb
L’Associazione Demenze e Malattie di Alzheimer di Pavia così ci scrive.
Nella nostra attività a favore delle persone rese fragili dalla demenza abbiamo incontrato la sofferenza che, in occasione dei ricoveri in ospedale, si moltiplica. E da questa constatazione ha avuto origine una riflessione più generale sul rapporto ospedale/paziente, che rivolgiamo soprattutto agli Operatori Sanitari.
I problemi che affliggono il sistema sanitario sono molti e noti. Ne sottolineo uno: il rapporto tra il “sistema ospedale”, i pazienti e i familiari. Il momento del ricovero è cruciale per creare un buon rapporto. Una presa in carico ben organizzata consente ai sanitari di integrare le informazioni documentali con la conoscenza diretta, anche tramite i familiari, dello stato del paziente, delle condizioni emotive, di fragilità (per soggetti anziani o con problemi cognitivi), della sua realtà di persona, di problematiche collaterali. In un rapporto così impostato il paziente e i familiari vengono informati del programma terapeutico dal medico e dal team che lo prenderà in carico. E’ necessario che i familiari si sentano parte del team, soprattutto se i pazienti sono persone fragili. E durante la degenza questo patto deve essere alimentato con incontri periodici e programmati, in modo che il percorso terapeutico sia continuamente condiviso. Non si deve costituire, anziché un rapporto tra sanitari, paziente e famiglie unicamente un rapporto tra sanitari e malattia, escludendo o minimizzando il ruolo del paziente e dei familiari: ciò, oltre a ledere la dignità delle persone, porta sfiducia e a volte irritazione negli utenti e rende più difficoltoso il lavoro di tutti. Può darsi che esistano protocolli per la gestione di questo indispensabile rapporto da parte dei sanitari (compresi, infermieri OS, e altri professionisti), dando per scontato che i sanitari possiedano doti di umanità ed empatia che in altre professioni non sono richieste. Qualche tempo fa l’Istituto Neurologico Mondino ha avviato un progetto dal titolo suggestivo: “Il paziente al centro”, affermando la necessità di coinvolgere, oltre ai familiari, le associazioni dei pazienti per ridefinire e migliorare i percorsi di cura. Sarebbe interessante condividere questo percorso con i principali istituti pavesi quali il Policlinico San Matteo, gli Istituti Maugeri, la clinica Città di Pavia. Come affermato dal direttore generale della Fondazione Mondino in occasione della presentazione del progetto “Quando parliamo di mettere al centro il paziente dobbiamo prima di tutto chiederci chi è davvero, il paziente, conoscere i suoi bisogni e partire dall’analisi delle sue esigenze… Oggi i pazienti sono parte attiva del processo clinico”. E i familiari, aggiungo io. Ciò detto, un ringraziamento alla sanità pavese che fa grande la nostra piccola città.
Gianluca Maffoni, presidente ADMA Pavia