Don Giovanni Lodigiani nominato esperto di Bioetica nel Comitato Etico di Pavia

L’ente ha sede presso l’IRCCS Policlinico San Matteo e riunisce parecchi ospedali

Don Giovanni Angelo Lodigiani, docente di Etica Teologica all’I.S.S.R. “S. Agostino” Crema, Cremona, Lodi, Pavia, Vigevano e di Giustizia Riparativa e mediazione penale presso l’Università degli Studi dell’Insubria Como-Varese, è stato nominato, lo scorso primo novembre, esperto di Bioetica nel Comitato Etico di Pavia che ha sede presso l’IRCCS Policlinico San Matteo.

“Si tratta di un organismo indipendente a cui afferiscono le diverse realtà che operano in ambito sanitario pavese, in particolare nella città di Pavia” – ha chiarito don Giovanni -: il Comitato esamina le diverse sperimentazioni presentate dagli istituti di cura e di ricerca e, com’è nel suo scopo fondamentale, offre una valutazione etica, ovvero ispirata alla moralità secondo una visione olistica della

persona, di una determinata situazione. Infatti, si ispira al rispetto della vita umana e alla dignità della persona così come indicato nelle normative sovranazionali europee ed in particolare nella dichiarazione di Helsinki, correntemente revisionata, ed alla convenzione di Oviedo. Come dicevamo, approccia il profilo etico di quelle che possono definirsi le ‘novità’ in campo medico finalizzandole alle cure umane nel pieno rispetto dei valori della persona”.

“La valenza etica di questo organismo è duplice – ha concluso don Giovanni Lodigiani, che si è detto particolarmente soddisfatto della nomina, avvenuta su bando per titoli ed esperienza -: l’ente, essendo autonomo, è chiamato a tutelare e garantire il complesso dell’azione medica e quindi è attento in prima istanza al paziente ma non solo. Si tratta anche di essere sempre particolarmente rigorosi con l’operato di tutte le figure cliniche che hanno in cura il paziente stesso. Come lo definiva Cicely Saunders, infermiera, medico e filosofa britannica di religione cristiana, il dolore è totale, investe pure l’ambito psichico e spirituale della persona e non si può ridurre alla sola considerazione del dolore fisico”.