La preghiera per i Vescovi a san Pietro in Ciel d’Oro

Venerdì 3 maggio, primo venerdì del mese, si è svolta a S.Pietro in Ciel d’Oro a Pavia la preghiera per i Vescovi; l’animazione è stata curata dal Cenacolo del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime, gruppi maggiormente noti con il nome di Cenacoli di Natuzza Evolo, la mistica di Paravati. Al momento di preghiera hanno partecipato anche gli appartenenti ai gruppi ecclesiali e tutti i fedeli che hanno voluto portare il loro contributo spirituale.

Di seguito il testo della preghiera.

Dal Discorso 340/A di S. Agostino

in occasione di una Ordinazione Episcopale (n. 6-7)

L’Apostolo, trattando dell’episcopato, ha fatto questa premessa: Chi desidera l’episcopato, aspira ad un nobile lavoro. Che vuol dire questo? Non certo che abbia voluto accendere tutti del desiderio dell’episcopato: saranno allora migliori piuttosto gli ambiziosi che i modesti? E migliori saranno quanti lo pretendono per sé anche senza merito, con una certa arroganza, piuttosto che quanti si sottraggono per timore, pure se meritevoli? Non sia mai, non si tratta di questo: non ha insegnato questo, a nutrire cioè l’ambizione di giungere all’episcopato. Ma fate attenzione a quel che volle dire, se sarò capace di rendere chiaramente il mio pensiero. Per coloro che hanno intelletto il pensiero dell’Apostolo è limpido, torbido e oscuro per i superbi e gli ambiziosi. Dunque, l'Apostolo fa questa affermazione: Chi desidera l’episcopato, aspira ad un nobile lavoro. Desiderare l'episcopato non è il desiderio dell’episcopato in sé: è l’aspirazione ad un nobile lavoro. Ma chi non compie un nobile lavoro, ma il proprio lavoro, può pretendere di essere vescovo? Costui non desidera l’episcopato.
Questo è quanto dicevo poco fa: va dietro al nome non alla sostanza. Voglio essere vescovo! Oh, se fossi vescovo! Magari tu lo fossi! Vai dietro al nome o alla sostanza? Se cerchi la sostanza, desideri un nobile lavoro: se hai di mira il nome, puoi averlo anche facendo il male, ma con più grave danno. Che diremo dunque? Che vi sono vescovi cattivi? Guardiamoci dal dirlo, non ve ne sono; oso senz’altro dire: non vi sono vescovi cattivi, perché, se sono cattivi, non sono vescovi. Tu di nuovo mi richiami al nome e dici: È vescovo, siede infatti sulla cattedra. Anche un fantoccio è a guardia della vigna.
L’Apostolo ha detto ancora tra l'altro: Non sposato che una sola volta, ma è assai meglio se non avesse moglie. Disse “non più di una”; nel senso di un limite massimo cui si possa arrivare, ma molto meglio se neppure una. Abbia figli sottomessi: Così che, se ne ha, li abbia sottomessi; non che cerchi di averne se non ne ha. Ha raccomandato infatti la severità verso i figli per il buon governo della famiglia: perché, se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? Sono parole dell’Apostolo stesso. E come un vescovo potrà restare senza figli, se sarà un buon vescovo? Insomma, il vostro vescovo, in nome di Cristo, sostenuto dalla grazia di Cristo, non ha voluto avere figli secondo la carne, per avere figli spirituali. A voi spetta di avere per lui riverente sottomissione, devota obbedienza e di prestare il dovuto servizio: ed avrà figli sottomessi, veramente molti
invece che pochi, quelli del cielo invece che quelli della terra, dei coeredi al posto di eredi.